Un disegno inedito del Cavalier d’Arpino con la “Visitazione della Vergine e santa Elisabetta” per la pala della Cappella del Cardinale Toschi nel Duomo di R. Emilia.

di Massimo PIRONDINI

Questo disegno a sanguigna raffigurante la Visitazione della Vergine e santa Elisabetta costituisce un ulteriore significativo contributo agli studi sulla cappella Toschi del Duomo di Reggio Emilia, un prezioso scrigno, in loco, di apporti artistici diversi, prevalentemente legati alla cultura romana primoseicentesca.

1) Giuseppe Cesari d. cav. D’Arpino, Visitazione della Vergine e santa Elisabetta, disegno, collezione privata.
2) Reggio Emilia, Duomo, la cappella Toschi.

Quarta a destra della Cattedrale reggiana, la cappella fu eretta dal cardinale Domenico Toschi, negli anni fra il 1602 ed il 1609, su progetto dell’architetto romano Gerolamo Rainaldi.

Nato a Castellarano (Reggio E.) nel 1535, il Toschi, ancora fanciullo, fu a Roma a studiare presso uno zio monsignore, studi che lo indirizzarono ad approfondire il campo giuridico-amministrativo. Avviato, giovanissimo, alla carriera ecclesiastica, partecipò ad importanti missioni diplomatiche a Vienna e Milano, al servizio di personalità fra le più eminenti della Chiesa; laureatosi a Pavia nel 1562, pubblicò anche numerose e rilevanti opere a stampa, proponendosi di incardinare le scelte del Concilio di Trento in un appropriato schema giuridico.

3) Ottavio Leoni, Ritratto del cardinale Domenico Toschi, Reggio Emilia, Pinacoteca Fontanesi.

Fu creato cardinale nel 1599 per quelle sue qualità e meriti che lo portarono, nel conclave del 1605, sul punto di essere eletto papa: si disse che ciò non fosse avvenuto soltanto perché i sostenitori del suo contendente, il cardinale Camillo Borghese (che fu poi papa Paolo V), all’ultimo momento avrebbero rilevato che al Toschi avveniva talvolta di inserire nel discorso un intercalare che sarebbe apparso sconveniente sulle labbra del vicario di Cristo.

Se le sottigliezze diplomatiche, l’abilità giuridica, l’attitudine alle mediazioni curiali non avevano intaccato l’eloquio e la schietta vitalità paesana del Cardinale reggiano, per nulla provinciali furono invece le scelte artistiche ed il gusto sfarzoso concepito dal Toschi, che ormai viveva stabilmente a Roma, per la sua cappella: a Roma gli scultori lavorarono i marmi e le pietre di pregio da rimontarsi, poi, in loco, secondo il progetto del Rainaldi;  e legati per lo più all’ambiente romano furono pure i pittori che eseguirono le sei tele da inserirsi nella complessa decorazione policroma.

Si tratta di Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio, Domenico Cresti detto il Passignano, Pietro Sorri e, per la pala dell’altare, Giuseppe Cesari, detto il cavalier d’Arpino (Arpino, 1568 – Roma, 1640); quest’ultimo autore della importante pala, raffigurante la Visitazione, sull’altare della cappella.

Con la scelta del Cesari, il grande regista delle iniziative per il giubileo del 1600, nonché pittore ufficiale di papa Clemente VIII Aldobrandini, il cardinal Domenico confermava la propria fedeltà alla famiglia del pontefice anche nel ricorso ad artisti della sua cerchia: il pittore aveva infatti già eseguito la pala d’altare e gli affreschi della cappella Aldobrandini nella chiesa di Santa Maria in Via e, nel 1596, aveva iniziato la decorazione della sala degli Orazi e Curiazi nel Palazzo dei Conservatori in Campidoglio, mentre la gigantesca Ascensione per San Giovanni in Laterano (1599-1600), commessa ottenuta all’ombra della potente famiglia, gli aveva procurato il titolo di cavaliere di Cristo.

Al cavalier d’Arpino, dunque, artista di grande spicco della Roma del tempo, il Toschi affidò l’esecuzione della Visitazione della Vergine e santa Elisabetta [i], versandogli il primo acconto di cinquanta scudi il 12 novembre 1604 [ii], data che potrà dunque valere come orientativo punto di riferimento per il disegno qui considerato[iii], senza alcun dubbio il primo progetto per la pala reggiana, poi sviluppato sulla tela con diverse varianti.

4) Giuseppe Cesari d. cav. D’Arpino, Visitazione della Vergine e santa Elisabetta, Reggio Emilia, Duomo, cappella Toschi.

Nella redazione finale del dipinto, ad esempio, scompare la figura femminile, con turbante, all’estrema destra della composizione, mentre Zaccaria, che accenna a togliersi il cappello, è avvicinato verso il primo piano, come del resto anche tutta la composizione, ove lo sfondo di alti edifici al di là della grande arcata è ridotto ad uno scorcio di palazzo con relativa torre.

Acquista invece importanza la donna che reca sulla testa un cesto di polli ed il personaggio di San Giuseppe, diversamente appoggiato al bastone da viaggio, mentre, dietro alla sua testa, compare un volto che qualcuno ha proposto di identificare come un autoritratto del pittore stesso[iv]. Sostanzialmente simile resta invece l’abbraccio della Madonna (che però nel disegno presenta una più elaborata acconciatura) e Santa Elisabetta.

Nessun riferimento con il nostro foglio ha invece l’altra versione su tela, più ampia[v] dipinta dal Cesari per l’altar maggiore della chiesa di S. Restituta a Narni, opera che ripete, nella parte centrale, la stessa composizione in controparte della pala reggiana, e viene datata dal Rottgen[vi] negli stessi tempi di essa, o poco dopo (1606 ca.).

5) Giuseppe Cesari d. cav. D’Arpino, Visitazione della Vergine e santa Elisabetta, Narni, chiesa di Santa Restituta.
6) Giuseppe Cesari detto il Cav. D’Arpino, Visitazione della Vergine e santa Elisabetta (part.), disegno, collezione privata.
7) Giuseppe Cesari detto il Cav. D’Arpino, Visitazione della Vergine e santa Elisabetta (part.), Reggio Emilia, Duomo, cappella Toschi.

Il disegno in oggetto, che recava una vecchia attribuzione ad Andrea del Sarto, presenta invece le peculiari caratteristiche di finitezza di molte altre prove grafiche del periodo maturo del nostro cavaliere, preparatorie per opere a fresco o su tela, sul tipo della Madonna con il Bambino e S. Elena dell’Albertina di Vienna (inv. 771) o dello Studio per il profeta Daniele del British Museum di Londra; e pure sotto il nome di Andrea del Sarto va ancora un’altra sanguigna, conservata nella collezione della Yale University, che riprende, con qualche variante, la parte inferiore del modello qui considerato ma da ritenersi però, per una certa debolezza di esecuzione, una copia da questo.

La presenza di diverse iniziali identificative testimonia, infine, il passaggio della nostra Visitazione in importanti collezioni dei secoli passati.

8) Da Giuseppe Cesari d. cav. D’Arpino, Visitazione della Vergine e santa Elisabetta, disegno, New Haven, Yale University.

La sigla “P S” ed il timbro a cerchio nero, visibili in basso a destra, si riferiscono infatti alla raccolta di Peter Sylvester (Bordeaux… – 1718) che, francese di nascita e olandese di educazione, fu medico assai stimato al servizio prima nell’esercito nelle Fiandre, poi alla corte di Guglielmo III principe di Orange e re d’Inghilterra.

9) Giuseppe Cesari d. cav. D’Arpino, Visitazione della Vergine e santa Elisabetta (part. sigla P S), disegno, collezione privata.

Le lettere “C R” stampigliate all’estremo angolo inferiore destro denunciano che il foglio passò poi in possesso di Charles Roger (Londra, 1711 – 1784), grande raccoglitore di disegni e stampe, membro della Royal Society nonché autore della pubblicazione A Collection of prints in imitation of Drawings, una serie di facsimili di disegni originali di maestri “incisi a tinta”.

10) Giuseppe Cesari d. cav. D’Arpino, Visitazione della Vergine e santa Elisabetta (part. sigle C R e W E), disegno, collezione privata.

Dalla collezione Rogers, messa in asta nel 1799, il disegno fu in seguito acquisito da William Esdale (Londra 1758 – 1837) altro famoso collezionista inglese di grafica, le cui iniziali, a penna, si leggono in basso, a destra, nel passepartout. Più recentemente pare che proprietaria dell’opera (sempre ritenuta di Andrea del Sarto) fosse una non meglio identificata famiglia van Meuven[i], in Olanda

Massimo PIRONDINI  Reggio Emilia 13 Ottobre 2024

NOTE

[i Olio su tela, cm 248 x 155.
[II Reggio E., Archivio di Stato, Monte di Pietà, Carte famiglia Toschi, fil. 26/12, Conteggi del cardinal Toschi, 1572-1620, cc.12 e 13. Cfr. E. Monducci, Le pitture della cappella Toschi nel duomo di Reggio Emilia. Notizie inedite,  in In Memoria di Leone Tondelli, Reggio E., 1980, pp. 339 e segg.; E. Monducci-V. Nironi, Il duomo di Reggio Emilia, Reggio E., 1984, pp. 169 e segg.
[III Matita rossa su carta, 270 x 200 mm.
[iIV F. Silvestro, La scoperta dell’autoritratto del Cavalier d’Arpino nel Duomo di Reggio Emilia, Reggio E., 2013.
[V Olio su tela, cm 311 x 195.
[VI Si veda (anche per l’esemplare del duomo di Reggio) l’eccellente monografia sull’artista di H. Rottgen, Il Cavalier Giuseppe Cesari D’Arpino, Roma, 2002, p. 377. Vescovo di Narni era, fra l’altro Giambattista Toschi, nipote del nostro cardinale Domenico.
[VII] Lo si legge in un foglio, di grafia recente, incollato nel verso del passepartout.