Un inedito rame ‘double face’ di Francesco Stringa (Modena, 1635-1709)

di Emilio NEGRO

Nel 2017 comparve sul mercato antiquario di Parma un’Adorazione dei Magi (olio su rame, cm 22,5 x 33,5) (fig. 1), ben conservata e attribuita a scuola napoletana del XVII secolo, realizzata sul verso di una lastra su cui era stata incisa una singolare e popolosa Elevazione della croce (fig. 2). Dunque il supporto metallico del nostro dipinto era stato precedentemente intagliato per tirare una stampa, ovviamente col soggetto in controparte.

Fig. 1 Francesco Stringa, Adorazione dei Magi, olio su rame, cm 22,5 x 32,5 Modena, coll. privata

 

 

 

 

Fig. 2 retro L‘elevazione della Croce

Il dipinto a olio raffigura invece uno dei soggetti devozionali più noti per celebrare la nascita di Gesù: nel caso in esame è narrato l’episodio evangelico che racconta di quando i tre sovrani sapienti – Gaspare, Melchiorre e Baldassarre -, venuti dall’Oriente in cerca del re dei Giudei, seguendo una stella giunsero a Betlemme dinanzi alla capanna dove era nato Gesù (Matteo, 2, 1 e sgg.): Gaspare, il più anziano di loro, è genuflesso davanti al Bambino, colto nell’atto di offrirgli una coppa d’oro, mentre alle sue spalle si riconoscono il moro Baldassarre e Melchiorre, l’uno in piedi, l’altro inginocchiato. In secondo piano si vedono invece un cammello ed alcuni dignitari del corteo che, secondo quanto raccontato nel Vangelo, accompagnò i tre sovrani astrologi nel lungo viaggio fino a Betlemme.

L’episodio evangelico è dettagliatamente ambientato sul limitare di una stalla che, come vuole la tradizione cristiana, sorgeva all’interno delle rovine di un tempio pagano (chiara allusione al trionfo della religione cristiana sul paganesimo). Siamo dunque di fronte ad uno dei soggetti più gioiosi propagandati dalla fede cattolica che fece la sua apparizione nell’iconografia europea tra la fine del Duecento e lo scorcio del secolo successivo. Si deve infatti alla tradizione popolare l’integrazione del racconto neotestamentario con fantasiose varianti: ad alcune di esse si ispira anche questa godibile composizione che, secondo il costume degli artisti operosi tra Cinque e Seicento, è riletta attraverso una tenera ambientazione che vede i personaggi con abiti contemporanei, seppure curiosamente dimessi e modesti, forse a voler sottolineare più le difficoltà incontrate nel lungo cammino che la festosità dell’evento.

Per quanto riguarda le qualità stilistiche dell’incisione e del dipinto, vi sono evidenti le caratteristiche di un maestro eclettico quanto colto interprete della cultura norditaliana del pieno XVII secolo, racchiudendo il meglio dell’espressività della scuola veneziana, padana (bolognese soprattutto), con qualche lieve accenno anche a quella partenopea.

Tali aspetti del tutto particolari hanno consentito di riconoscere ad evidenza in Francesco Stringa (Modena, 1635-1709) l’autore della Elevazione della Croce e deliziosa Adorazione dei Magi: la stessa scelta dei temi evangelici è consueta nella produzione del pittore modenese, splendido interprete di un’arte raffinata e leggera, intensificata dall’evoluzione della sua carriera, tuttora sottovalutata e svoltasi prevalentemente al servizio dei duchi d’Este, presso i quali fu lungamente pittore di corte e soprintendente alle Gallerie Ducali, avendo avuto modo di servire ben quattro duchi diversi.

Col tempo l’attività di Stringa per il nobile casato andò ampliandosi a dismisura, dedicandosi alacremente alle più diverse attività che gli venivano richieste (divenne plasticatore, fontaniere, allestitore di feste ed apparati effimeri, ecc.); la sua visione artistica ebbe modo di svilupparsi in maniera originale anche grazie alla cosiddetta “cultura di galleria”, derivata dallo studio e dall’osservazione della grande quantità di magnifiche e diverse opere d’arte che costituivano la mirabile raccolta degli Estensi.

D’altra parte l’attribuzione a Francesco Stringa si poggia agevolmente sul confronto con le sue numerose opere di piccolo, medio e grande formato, generalmente conservate nelle migliori raccolte pubbliche e private italiane ed estere, tutte derivate in un certo senso dalla più fervida produzione pubblica del maestro modenese, una per tutte la mirabile decorazione del Palazzo Ducale di Modena realizzata sullo scadere del Seicento.

Non c’è dubbio, infatti, che questo vivace rame con l’Adorazione dei Magi, così come le pose sinuose dei più tipici personaggi di Stringa e l’elegante vivacità delineata con tinte pastello delle sue migliori opere “da cavalletto”, nascano proprio da scene come il Matrimonio di Amore e Psiche alla presenza degli dei dell’Olimpo, tema affrescato nel soffitto del Palazzo Ducale modenese (Cfr. E. Negro, Gli amori degli dei e degli eroi, catalogo della mostra a cura di E. Negro-N. Roio, Torino, 1997, p. 42).

Emilio NEGRO   Bologna 11 luglio 2021