di Fabrizio LEMME
Ricordo di Nando Peretti
Conobbi Nando Peretti a Londra nel novembre 1970, quando, insieme con Italo Faldi, feci un viaggio nella capitale inglese per avere conoscenza diretta del mitico mercato d’arte che ivi si svolgeva.
Simpatizzai subito con lui: eravamo quasi coetanei (ci dividevano due anni) e, sia pure da due diversi angoli di vista, eravamo entrambi interessati al mercato dell’arte.
Un particolare nel suo atteggiamento mi rimase impresso: non trascurare mai una mostra, nessun evento. Infatti, in ognuno vi era almeno un aspetto che non andava tralasciato e conseguentemente doveva essere approfondito.
Questa in fondo è la storia dell’arte: una ricerca quotidiana ed incessante, che parte da un dato di base per arrivare ad approdi imprevisti ed inattesi, come insegna l’operare del suo massimo studioso italiano, Federico Zeri.
Da Nando ho acquistato molte opere che adesso fanno parte della mia collezione ma soprattutto ho acquistato questo speciale approccio con l’arte, che spero di aver ben messo a frutto nella mia personale collezione, ove ho fatto comunque del mio meglio.
Perché l’impegno che si profonde nel coltivare una passione avrà sempre un esito positivo: come si suol dire, all’impegno per la dottrina si sostituisce la dottrina dell’impegno e si va avanti.
Fino a dove?
Il risultato del nostro operare è assolutamente imprevedibile e costituisce il limite estremo della nostra ricerca.
Questo dedico a Te, mio caro amico, che ci hai lasciato all’improvviso.
Fabrizio LEMME Roma 25 Maggio 2022