di Carla ROSSI
Delle quindici edizioni della Commedia date alle stampe nel XV secolo risulta di particolare interesse quella di grande formato, pubblicata a Venezia nel 1497 da Pietro Quarengi, con commento di Cristoforo Landino. Divina Commedia, Impressa in Venetia: per Piero de Zuanne di Quarengii da Palazago bergamasco, del MCCCCLXXXXVII. Adi XI octubrio.
Lo scorso 20 settembre, la casa d’aste milanese Il Ponte ha battuto per 9,000 € proprio un esemplare di questi incunaboli veneziani del 1497 (https://www.ponteonline.com/en/lot-details/auction/395/lot/2652#todescription), riccamente decorato con xilografie basate sui disegni di Botticelli: una delle maggiori testimonianze del libro veneziano illustrato. Nel tempo, sono stati pochissimi gli esemplari di questo incunabolo passati per una casa d’aste e solo sette di essi sono conservati presso biblioteche italiane[1]. Molte delle copie superstiti sono incomplete e le carte mancanti sono spesso sostituite da riproduzioni.
La copia battuta all’asta a Milano è stata acquistata da un noto biblioclasta di origine tedesca, che opera dalla California, incurante del valore culturale dei libri, sia manoscritti sia a stampa, che acquista al solo scopo di farli a pezzi e rivenderne i fogli all’asta su eBay e in aste private clandestine che organizza via email.
Ovviamente il valore di ogni foglio di questo incunabolo (che su eBay va dai 18 Euro ai 100), oggi è pressoché nullo separato dal libro originale. C’è quindi da interrogarsi sullo scopo economico di un simile scempio!
L’incunabolo integro era un pezzo unico: un in-Folio (294 x 200mm), con xilografia a piena pagina all’inizio del primo canto (Fig. 1) e bel margine decorativo in a2, oltre a 99 incisioni in legno all’inizio di ogni canto (alcune delle prime pagine risultavano rifilate al margine interno, alcune pagine erano provenienti da un’altra copia, con piccolissimi fori di tarlo in qualche margine senza alcuna perdita).
Il volume aveva una legatura moderna in pergamena, che conservava ancora il sigillo di Esportazione Libri Antichi della Biblioteca Nazionale di Roma, il titolo manoscritto al dorso, alcune antiche annotazioni e sottolineature, una lunga nota al verso dell’ultima pagina, oltre ad un’etichetta del libraio antiquario Rappaport di Roma e un ex libris del conte Alessandro Magnaguti (Mantova1887-1966).
L’unicità del libro era data proprio da queste sue caratteristiche. Si pensi che una delle rare copie di quest’edizione veneziana del 1497 era appartenuta a Giorgione, il quale vi aveva disegnato un proprio schizzo (cfr. https://www.aboutartonline.com/e-di-giorgione-il-disegno-nella-divina-commedia-pubblicata-a-venezia-nel-1497-la-scoperta-di-jaynie-anderson/ ).
Nel 2016 la casa d’aste londinese Christie’s aveva battuto per 10’600 GBP un altro incunabolo della Commedia, stampato a Venezia nel 1491. Sulla copertina superiore di quell’esemplare si trovavano le iniziali A.M. (Alessandro Magnaguti, con targhetta datata 1924) a circondare una cicogna in oro e, come nella copia ora smembrata, un sigillo di esportazione rilasciato dalla Biblioteca Nazionale di Roma, e l’etichetta del libraio Rappaport, Roma.
Visto il numero esiguo di copie superstiti dell’edizione del ‘97, lo smembramento e la dispersione dei fogli ad opera del biblioclasta tedesco arrecano un danno enorme al patrimonio culturale italiano.
Ma dipaniamo alcuni nodi, primo tra tutti quello relativo al sigillo della Biblioteca Nazionale di Roma.
Da un articolo a firma di Leo Olschki, edito nella rivista La Bibliofilía, Ottobre-Novembre 1904, Vol. 6, No. 7/8, pp. 210-212 dal titolo Le fiscalità italiane nell’esportazione di libri antichi: Lettera aperta a S. E. il Ministro dell’Istruzione Pubblica, apprendiamo che da inizio Novecento il compito di rilasciare il permesso di esportazione di libri e manoscritti antichi venne delegato alle biblioteche. La Nazionale di Roma, probabilmente dopo la morte di Magnaguti, dovette stimare che diversi incunaboli della Commedia potessero essere venduti ed esportati.
Il conte mantovano era ricchissimo, non badava a spese per aggiudicarsi monete e volumi di pregio, che avrebbero fatto gola a un altro grande collezionista dei suoi tempi, Vittorio Emanuele III. Già nel 1972 la sua collezione di monete era stata dichiarata indivisibile dal Ministero dei Beni Culturali, purtroppo non altrettanto era avvenuto per la collezione di incunaboli.
Eppure, la via della dispersione di incunaboli rari era stata aperta già alla fine dell’Ottocento, quando venne dato il permesso alle biblioteche italiane di alienare alcuni libri antichi per favorire l’acquisto di nuove edizioni. Così, tra le opere ritenute non degne di essere conservate, figurano alcune tra le più pregiate edizioni antiche, evidentemente ben selezionate dagli antiquari che si offrirono di acquistarle, e incunaboli, tra cui proprio quelli della Divina Commedia, del 1484, 1491, 1493, 1497. [2]
Gli incunaboli della Commedia, integri, da tempo sono particolarmente ricercati dalle gallerie antiquarie e dai collezionisti, tanto che, ad esempio, una copia dell’edizione bresciana del 1487, già appartenuta al Centro Dantesco dei Frati minori conventuali di Ravenna ai tempi della direzione di padre Severino Ragazzini (1920-1986) venne venduto segretamente nel 1967 alla libreria milanese di Carlo Alberto Chiesa (1926-1998). Sul finire degli anni Novanta, dopo un breve periodo durante il quale il volume fu creduto sottratto furtivamente dai depositi della biblioteca, l’incunabolo fu rintracciato nel catalogo di una vendita all’asta presso Christie’s Roma. Le indagini condotte sulla copia hanno permesso di ricostruirne le passate provenienze, le trasformazioni subìte negli anni a livello conservativo e i passaggi presso le maggiori case d’asta europee, dalla prima, alla fine degli anni Sessanta, fino all’ultima, nel novembre 2002, quando dell’incunabolo dantesco si sono nuovamente perse le tracce.
Cosa si può fare per contrastare la dispersione di questi beni librari e per porre un freno alla ancor più dannosa biblioclastia a fini di lucro?
Il centro di ricerca che dirigo (Research Centre for European Philological Tradition), oltre a lavorare al progetto Biblioclasm and Digital Reconstruction, che ho avuto modo di presentare su questa stessa rivista, ha provveduto a denunciare a eBay il biblioclasta responsabile di vari reati ai danni del patrimonio manoscritto e librario occidentale. Abbiamo anche segnalato al Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale i danni ripetutamente arrecati a capolavori italiani dallo stesso losco personaggio. Purtroppo, ad oggi, il biblioclasta non solo non è stato punito, ma ha provveduto a proteggersi, impedendo le visualizzazioni dall’Europa del proprio profilo sulla piattaforma di eCommerce. Ciononostante, i membri del team del mio centro continuano a seguirne le mosse e a denunciarne l’operato.
Carla ROSSI Zurigo 22 Dicembre 2022
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