Un ricordo per Marco Datrino, un antiquario, un appassionato, un mecenate, un amico

di Alberto COTTINO

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa nota con cui il Prof. Alberto Cottino ha inteso ricordare Marco Datrino, notissimo antiquario, collezionista, amante dell’arte come pochi, scomparso pochi giorni fa a causa del Covid, interpretando il pensiero di tutti noi che l’abbiamo conosciuto direttamente ed apprezzato oltre che per la sua bravura e competenza professionale che lo hanno reso famoso in tutto il mondo, anche per la sua generosità (ricordiamo in particolare il generoso contributo che volle donarci in occasione della pubblicazione del volume in onore di Claudio Strinati L’arte di vivere l’Arte). Purtroppo appena due giorni dopo la sua scomparsa, anche l’amata consorte, Fiorella Vercellotti, anch’essa colpita da Covid 19, ha condiviso il triste destino, quasi che l’unione di una vita dovesse continuare anche oltre l’esistenza.

RICORDO DI MARCO

E’ con grande dolore che mi accingo a scrivere ‘a caldo’ queste poche righe in memoria di Marco Datrino (1941-2021), un galantuomo e una grande figura del mondo dell’antiquariato, della cui stima e amicizia sono stato onorato.

Molti ricordi mi si affacciano alla mente, ore di discussione di fronte a quadri di problematica attribuzione, appassionate analisi di pigmenti o di spettrometrie nell’eccellente laboratorio torinese di Thierry Radelet, mostre da me curate nel suo magnifico castello-pinacoteca a Torre Canavese. Marco era un grande conoscitore di pittura, di mobili e di arte decorativa, dotato di un occhio eccellente nutrito di decenni di esperienza e da una formidabile biblioteca, che gli ha permesso scoperte e acquisti importanti (come lo strepitoso Gentileschi ma anche Taddeo Zuccari o Beccafumi, o ineguagliabili mobili di Piffetti). Anni addietro era sua anche l’eccezionale, rarissima scultura lignea lombarda forse raffigurante Ercole Maria Sforza giovinetto che Simone Ferrari e io abbiamo esposto nella piccola ma per noi splendida mostra Nel segno di Leonardo realizzata al Museo di Vigevano nel 2019. Tuttavia non invadeva il campo di noi storici dell’arte, semmai ci affiancava, ci faceva da controcanto, difendendo a volte caparbiamente un’attribuzione (e spesso ci azzeccava).  Cresciuto alla scuola del padre Carlo sotto l’inevitabile in Piemonte longa manus di Pietro Accorsi, Marco tuttavia era diventato negli anni un antiquario di stampo diverso e -mi si passi il termine- ‘moderno’: era infatti attento nella ricostruzione storica di un’opera e molto rigoroso per quanto riguarda le analisi diagnostiche. Ultimamente gli stavo studiando (meglio: stavamo studiando insieme) due magnifiche pergamene di Octavianus Monfort e una piccola e problematica tavola leonardesca con un San Girolamo (già di proprietà di Cesarina Gualino) palesemente ispirato a quello della Pinacoteca Vaticana, che porta un’attribuzione per entrambi insoddisfacente a Cesare Magni. Di tutte queste opere Marco aveva voluto le indagini diagnostiche che ci hanno permesso di scoprire il notevole underdrawing della tavoletta lombarda e l’assoluta autenticità dei due Monfort (che, si sa, non è così scontata…). Non appena evidenziata in maniera inoppugnabile l’antichità dei pigmenti delle due pergamene piemontesi -che ha sciolto i miei iniziali dubbi, già parzialmente risolti dopo l’esame ravvicinato che ne rilevava la grande qualità esecutiva- l’ho visto gioire soprattutto perché aveva rischiato in prima persona acquistando dipinti di un autore oggettivamente difficile (“vedi? Avevo ragione!”). Qualche anno fa ho avuto il privilegio di curare proprio nelle splendide sale del suo castello, ex Balbo di Vinadio, una mostra monografica su Vittorio Amedeo Cignaroli, pittore -insieme a Guala- da entrambi molto amato: da anni l’ho studiato lungamente scrivendo saggi e curando anche un’altra mostra a Torino. E stata un’esposizione esclusivamente scientifica, con oltre trenta dipinti di squisita fattura, con prezioso catalogo Allemandi, interamente sponsorizzata da lui per puro piacere della cultura. Nella prefazione al catalogo Marco ricordava i Cignaroli acquistati da suo padre nel 1952 e venduti poi ad Accorsi, primi di una lunghissima serie, memorie di un mondo antiquario oggi irrimediabilmente scomparso di cui fa ampia menzione nella sua autobiografia Un antiquario al Kremlino (Ivrea 2015). Invito a leggere questo libro affascinante, scritto con ironia e leggerezza ma pieno di ricordi, aneddoti e nitidissimi fermi immagine di una vita intensa e piena di relazioni anche internazionali, nutrita di un amore sincero e appassionato per l’arte (e per la propria famiglia): tanto da riuscire ad esporre per la prima volta in Europa nel castello del minuscolo borgo canavesano i tesori del Cremlino, mostra visitata da centinaia di migliaia di persone, e ospitarvi addirittura Michail Gorbaciov. Un mondo che lo vide protagonista e non tornerà più, ma che non possiamo non ricordare con infinita nostalgia e affetto.

Alberto COTTINO  Torino 14 marzo 2021