di Giulio de MARTINO
In un mondo dove tutto è disegnato “ThirtyOne. Design + Management” ha inaugurato il nuovo studio sull’Aventino.
Fondato da Claudia Campone nel 2015, lo studio è specializzato nel campo dell’“Interior Retail Design”.
La trasformazione dei luoghi di vendita in ambienti connotati da un «messaggio» è originata dalle istanze di un mercato sempre più concorrenziale. I committenti desiderano di vedere soddisfatte le esigenze fruitive degli acquirenti che sono rivolte allo spazio di vendita oltre che ai beni che in esso si trovano.
Il Design del Retail (il “dettaglio”) ha avuto grande diffusione da quando i luoghi dedicati all’esposizione e alla vendita di beni e servizi sono diventati l’oggetto di una accurata programmazione da parte di imprese sempre più interessate a coinvolgere i clienti target: aziende, consumatori finali.
Anticipata virtualmente su internet e in televisione dall’«advertising», la «narrazione» di un “brand” deve replicarsi nei luoghi della vendita in presenza riproponendo gli stessi “pattern” e suggestioni che l’hanno caratterizzata nello spazio dell’immaginario.
Il “consumatore” è sempre di più un “fruitore”: il portatore di un complesso “background” di aspettative e di fantasie. Per questo il negozio deve oggi – oltre ad interpretare i trend socio-economici che attraversano il mercato – offrire sensibilità umana e sociale.
L’attività di vendita inizia con l‘”Interior Retail Design”.
Evitando di offrire il tradizionale accumulo di merci con cartellino, disposte in anonime scaffalature, i nuovi “format” di vendita si propongono di attirare e di accogliere il cliente raggiungendolo a molteplici livelli psicologici e commerciali.
Da neutri contenitori in cui raccogliere e distribuire le merci, i negozi e gli “stores” sono così diventati «luoghi narrativi» in cui si costruiscono relazioni durevoli e fidelizzate tra venditori e acquirenti e in cui il prezzo di un bene deriva, oltre che dal valore del prodotto, dall’immagine commerciale ed esperienziale del marchio.
È il lavoro di un Team che offre un pacchetto di competenze non solo nella progettazione architettonica, ma anche nell’arredamento, nell’illuminotecnica, nella grafica e comunicazione, nella musica d’ambiente fino a giungere ad una vera e propria “direzione artistica” del «marketing».
La mano e la fantasia del progettista dialogano con tutte le componenti della realtà e della psicologia per unire alla soddisfazione di un «bisogno» quella, più importante, di un «desiderio».
Al modo di un raffinato “store”, anche lo studio del Designer mostra – nei suoi spazi accuratamente progettati – la fluidità e l’interrelazione del mercato odierno riproducendo la mescolanza di oggetti in vendita e di oggetti in esposizione, di strumenti di lavoro e di stimoli per la percezione estetica.
La «Everyday Esthetics», di cui ha scritto Yuriko Saito, si dilata dalle cose all’ambiente in un gioco speculare di rimandi.
Per mettere l’accento sulla interrelazione fra il consumo e l’arte e sull’interscambio fra l’ambiente sociale e l’ambiente naturale, all’inaugurazione dello Studio THiRTY0NE è stata abbinata la mostra della fotografa Sofia Podestà (Roma, 1991) – attiva con mostre dal 2018 – curata dalla Galleria di Michele von Büren.
La Podestà è solo in apparenza una fotografa naturalista. Nelle sue 14 immagini alle pareti – come spiegano le scritture di Mia Ceran e Luisa Grigoletto – le “forme naturali” diventano subito “paesaggio”.
Per ottenere questo, la fotografa inquadra la natura e la riduce nella bidimensionalità dell’immagine, per poi riscriverla con la luce secondo la narrazione incorporata nello sguardo.
Il colore – come vuole l’insegnamento di Luigi Ghirri (1943 – 1992) – è il linguaggio di traduzione fra la morfologia casuale dell’ambiente e le geometrie regolari delle immagini costruite dalla nostra mente.
La figura umana, scarsa e minuscola, segnala lo scarto fra la potenza “sublime” delle montagne e la curiosità interrogante del viaggiatore. L’umano diventa icona di un intervento digitale teso a modulare i colori e a rendere intimo ciò che è selvaggio.
Ecco che la fotografa – con la postproduzione effettuata anni dopo lo scatto – rilegge le foto e adopera filtri e campionature in modo leggero per raggiungere la descrizione dell’ambiguo presente.
La chiave della fotografia di Sofia Podestà è nell’impasto di meccanica e psicologia, di ricerca della forma oggettiva e di costruzione della «Gestalt» soggettiva.
Giulio de MARTINO Roma 4 Dicembre 2022
La mostra
Sofia Podestà, “Kairos”, 14 fotografie a colori su carta pregiata
“Michele von Büren Contemporary”, via Giulia 13, 00186 Roma
“THiRTY0NE. Studio + Management” di Giulia Campone, via Latino Malabranca 19, 00153 Roma