di Francesco MONTUORI
Sede AOCF58 – Galleria BRUNO LISI, via Flaminia 58 – Roma (metro A fermata Flaminio)
Artista/Titolo ANNA DI NOTO – SALVATORE PUGLIA : CONFRONTO SU CASTRO
A cura di Grau.2 in occasione della presentazione del libro: PAESAGGI, CAMMINI, CITTA’ di ANNA DI NOTO e FRANCESCO MONTUORI
Periodo fino al 26/10/2018
Paesaggi Cammini Città affronta il tema del paesaggio del territorio senese e dell’Alta Tuscia laziale. Un paesaggio profondamente strutturato da città medio piccole e innervato, nelle dolci valli del suo territorio, da una molteplicità di strutture edilizie: mansiones; grancie – fattorie agricole con funzione di difesa militare, ospitalità e ricovero – e abbazie, pievi, rocche, castelli che garantivano il controllo territoriale al dominio senese; infine dal XV secolo in poi si aggiunsero residenze e ville signorili con giardini che faranno la storia del “giardino all’italiana”.
La rete di cammini, la via Francigena in particolare ma non solo, ha favorito, in particolare dal tardo medioevo, il moltiplicarsi di queste strutture di governo del territorio, sorte per favorire singoli viaggiatori e commerci o, in alcuni casi, come per le Crociate e i Giubilei, imponenti migrazioni di eserciti e di fedeli diretti a Roma e, da qui, a Gerusalemme. Fu in particolare per la puntuale organizzazione di questi tracciati che si svilupparono, dopo la metà del dodicesimo secolo, importanti scambi culturali con l’Europa intera che trasformarono il paesaggio e le strutture insediative.
Le opere presentate in questa pubblicazione, frutto del contributo degli autori ma anche di architetti ed artisti che hanno operato ed operano nel territorio interessato, tentano di aggiungere a questa storia il contributo della contemporaneità, marcando nelle intenzioni progettuali una loro programmatica continuità e discontinuità: tracce della continua la trasformazione del paesaggio.
L’ESPOSIZIONE
Quando nel 1534 il borgo medioevale di Castro passa nel patrimonio della potente famiglia dei Farnese, essa fu eletta a Capitale dei vasti possedimenti della famiglia, in forte ascesa nell’Alto Lazio fin dagli inizi del 1400. La città godeva di una posizione strategica: posta sull’antica via Clodia, raggiungibile attraverso un’imponente tagliata, era collegata alla via Francigena tramite un percorso parallelo all’Olpeta.
L’ambizione principale del cardinale Alessandro Farnese, nato poco lontano nella città di Canino, rimase sempre la trasformazione di Castro e a tal fine incaricherà Antonio da Sangallo. Nella nuova città Sangallo affronterà, grazie alle sue conoscenze tecniche, i problemi della difesa militare e quelli della rappresentanza di una città capitale. A Castro “furono edificati molti belli edifici, case e mattonate le strade” Il principe Pier Luigi Farnese volle che fosse abbellita con porte, piazze, palazzi, strade, case. Sangallo aveva con passione studiato sui libri di G.B. Alberti e conosceva i principi che il grande umanista aveva dettato per la costruzione della città ideale. Essa non doveva nascere dal nulla, ma dalla trasformazione consapevole ed unitaria della città medioevale. Roma come sempre doveva costituire il modello di riferimento. Nel 1630 lo Zucchi descrive la Piazza Maggiore della città realizzata:
“ vi è una bellissima piazza tutta mattonata ed adorna di palazzi intorno e particolarmente del Palazzo Ducale, principato con bellissima architettura…che al vederlo e considerarlo bene, avea che mostrare una superbissima pianta che per ogni modo rende una bellissima vista.”
Nel 1649 il papa Innocenzo X, per vendicarsi degli abusi della famiglia Farnese, ordinerà la demolizione della città. Narra Stendardi:
“della capitale della Maremma non rimanevano che ammassate ruine. Tutto era stato raso al suolo, le opere pregevoli del Sangallo, quelle del Vignola, le chiese e i Conventi, la Zecca e il Castello, palazzi ed umili abitazioni, tutto era stato abbattuto e distrutto.”
Ancora oggi Castro è un campo di rovine avvolto nei rovi di una innaturale foresta, ma la memoria della città nella forma della rovina è più resistente dell’opera distruttrice degli uomini e del tempo.
Il progetto proposto prevede di intervenire nel vasto pianoro rispettando i due caratteri della selva e delle rovine; nei siti di Piazza Maggiore, della cattedrale di San Savino, della Strada Maestra, della Porta Lamberta, del convento di San Francesco e della chiesa di Santa Maria il progetto prevede delle sale museali a cielo aperto, delimitate e protette da un sistema di recinti metallici percorribili, alti 5 metri, al cui interno la boscaglia sarà diradata e saranno evidenziati e resi visibili i resti diruti degli antichi edifici
Il pianoro sarà attraversato da un Decumano maggiore che permetterà di accompagnare il visitatore, attraverso la boscaglia, alle sale museali a cielo aperto; il percorso in quota permetterà la vista dall’alto delle rovine e della selva. Negli spazi di visita potranno tenersi inoltre particolari allestimenti per esposizione di artisti contemporanei che si misureranno con le eccezionali rovine della città.
Hic fuit Castrum è scritto su una lapide che ancora si può leggere nella boscaglia.
Nell’elaborare le soluzioni per la valorizzazione del sito delle Rovine di Castro, e in particolare i recinti che dovrebbero proteggere i siti più importanti, l’arch. Anna Di Noto si è confrontata con le opere che l’artista Salvatore Puglia aveva realizzato nei siti dell’Alta Tuscia: Castro, Selva del Lamone, Romitori sul Fiora.
Scrive Salvatore Puglia:
“Un sito rupestre: ivi si tratta della natura che, già sfruttata dall’uomo per farne opera, riprende i suoi diritti e non lascia l’opera dell’uomo che come traccia. La Tuscia è piena di questi luoghi; è come se non solo civiltà e abbandono si succedessero a ondate secolari, ma l’una fosse la condizione dell’altra.
Per l’artista, si tratta di re-intervenire sugli elementi naturali che sono stati fatti forma dall’intervento umano e stanno riscrivendo la propria storia. Rupestre è il punto in cui natura e storia s’incrociano: per l’artista non si tratta di lavorare orizzontalmente nello spazio, quanto di avere come materia il tempo, in una pratica di stratificazione che sarebbe come uno scavo archeologico, ma al negativo. Sedimentare dopo aver individuato.”
(In Tuscia, land paintings 2011-2016)
La mostra che si tiene alla galleria AOCF di via Flaminia 58: ANNA DI NOTO – SALVATORE PUGLIA “Confronto su Castro”, sintetizza la stretta collaborazione fra i due artisti nell’interpretazione di questa emergenza eccezionale dell’Alta Tuscia laziale
Francesco MONTUORI Roma ottobre 2018