di Francesco CARACCIOLO
La scoperta di un dipinto inedito di Francesco Verla (1470-1521) presso Villa Squarzi a Longara (Vicenza)
In questa sede propongo una nuova attribuzione di una pala d’altare assolutamente inedita che ho rintracciato all’interno dell’oratorio seicentesco adiacente al complesso monumentale di Villa Squarzi (fig.1) che sorge a Longara, a soli 4 km dal centro cittadino di Vicenza: l’opera in questione è una grande pala d’altare rinascimentale, avente come soggetto la Madonna in trono e santi (fig.2), la quale mostra inequivocabilmente una forte prossimità stilistica, cromatica e compositiva con la pittura di Francesco Verla (1470-1521), definito dagli storici dell’arte il “Perugino” dell’arte rinascimentale veneta.
Ma entriamo meglio nello specifico, partendo dal racconto dell’episodio piuttosto fortuito che mi ha permesso di fare questo incontro assolutamente straordinario e pressoché inaspettato.
Allorché il volontario del FAI, che oggi pomeriggio, il dì 23/06/2024, ci ha condotti all’interno dell’Oratorio della suddetta villa seicentesca, dopo aver accuratamente illustrato le opere d’arte della villa, oggi trasformata in una scuola primaria, mi sono imbattuto in un grande dipinto rinascimentale, dai colori chiari e luminosi, perfettamente conservato e dal vago sapore umbro e peruginesco: osservandone la straordinaria materia pittorica, ho arguito che si trattasse di un’opera ascrivibile alla prima fase della pittura cinquecentesca, realizzata secondo i moduli della prospettiva brunelleschiana e del colorismo molto prossimo allo stile di Pietro Vannucci, detto il Perugino (1450-1523). La qual cosa mi aveva immediatamente insospettito poiché a Vicenza l’eco della pittura umbra era totalmente estranea all’ambiente figurativo locale, dominato pressoché dall’ingombrante figura di Bartolomeo Montagna (1449-1523).
Dopo aver consultato alcuni volumi molto interessanti, primo fra tutti i “Pittori di Vicenza, 1480-1520” di Franco Barbieri, e spulciato nel web alla ricerca di opere con le quali stabilire un confronto stilistico, ad un certo punto mi sono ricordato che in una chiesa di Schio (Vicenza) – San Francesco o chiesa dei frati osservanti – vi è una straordinaria ancona rinascimentale, la cui parte centrale mostra la scena dello “Sposalizio mistico di Santa Caterina”, firmata e datata: Francesco Verla, 1512. Osservando la pala di Schio, mi si è accesa subito la lampadina in quanto l’autore del poco conosciuto dipinto di Villa Squarzi altri non è che Francesco Verla, pittore originario di Villaverla (Vicenza) e famoso soprattutto per il fatto che fosse fortemente suggestionato dall’arte di Pietro Perugino, tale da imitare pedissequamente il suo stile e importarlo nel contesto figurativo vicentino.
La pala d’altare di Villa Squarzi (fig. 3) è alta circa cm 220 ed è racchiusa entro uno scenografico apparato scultoreo di epoca barocca, sicuramente coevo alla fondazione dell’Oratorio della villa che si data al 1669 grazie alla munificenza del conte Giovanni Battista Squarzi che la volle dedicare ai Ss. Giovanni Battista e Antonio da Padova (soprattutto a quest’ultimo santo il conte Squarzi era particolarmente devoto).
Nel pavimento dell’Oratorio campeggia infatti un grande stemma della famiglia Squarzi (fig. 4) che fece costruire la fastosa villa nel 1677 in Riviera Berica a Longara, su progetto di Carlo Borella, famoso architetto discendente da una famiglia di architetti e di lapicidi di origine valsoldese.
Il dipinto di Francesco Verla (qui attribuito per la prima volta) raffigura la Madonna in trono con il Bambino Gesù: gli altri personaggi sacri, ai lati della Vergine, sono San Giuseppe e Sant’Antonio da Padova, mentre ai piedi del padre putativo di Cristo il pittore ha aggiunto il piccolo San Giovanni Battista (fig. 5) con i suoi attributi iconografici più evidenti quali il suo abito di pelle di cammello (qui molto trasparente e quasi evanescente) e il lungo bastone con la croce in cima. Francesco Verla introduce, nell’ambito della pittura vicentina del Rinascimento, il motivo delle grottesche che qui sono visibili lungo i pilastri del grande arcone a tutto sesto che inquadra la scena sacra dove insiste lo stesso motivo figurativo, tratto dalle pitture della Domus aurea di Nerone a Roma; inoltre, ai piedi della Madonna è sistemato un prezioso tappeto di broccato rosso con motivi floreali e vegetali, i quali richiamano molto da vicino gli elementi ornamentali delle grottesche dei pilastri e dell’arco su fondo dorato.
Verla ha inserito le grottesche pure nella grande pala di Schio (fig. 6) in cui insiste anche qui l’elemento iconografico del bambino aggrappato alle gambe di San Giuseppe, raffigurato quest’ultimo con una barba fluente e con la verga da cui sbocciano i fiori, episodio raccontato nei Vangeli apocrifi e ripreso da Raffaello nel famoso Sposalizio della Vergine della Pinacoteca di Brera di Milano.
Il dipinto di Villa Squarzi mostra numerosi punti di contatto sia con altre opere dello stesso Verla che con quelle del più famoso Perugino ( fig. 7 – Pala dei Decemviri – ), soprannominato il “Divin pittore”, a cui spesso il Nostro trae ispirazione:
mi riferisco alle due pale del Verla di Velo d’Astico (Vicenza) e di Schio con puntuali riprese di numerosi motivi iconografici quali il Santo in meditazione che legge o del San Giuseppe con la verga in mano. Addirittura nell’ancona di Schio il bambino aggrappato a San Giuseppe è lo stesso Gesù mentre a Villa Squarzi egli viene tramutato nel San Giovannino con la croce e la pelle di cammello. Le figure sacre si stagliano contro uno sfondo paesaggistico molto dolce e soave, ovviamente anch’esso desunto dalla pittura di Perugino e del Pinturicchio. Perché il Verla ebbe un così stretto contatto con il Perugino?
Proviamo a capirlo insieme, partendo dalla biografia dell’artista rinascimentale villaverlese, purtroppo oggi quasi dimenticato ma in attesa di una grande riscoperta: a dire il vero già nel 2017 gli è stata dedicata un’importante mostra presso il Museo Diocesano Tridentino.
Francesco Verla, citato persino dal grande Giorgio Vasari nelle sue Vite de’ più eccellenti pittori, scultori ed architettori (1568), nacque a Villaverla nel 1470 e fu certamente allievo di Bartolomeo Montagna a Vicenza. Il Verla intraprese agli inizi del 1500 un viaggio a Roma dove ebbe l’opportunità di studiare più da vicino le grottesche, cioè quel grande repertorio di decorazione all’antica che si andava riscoprendo dagli scavi della Domus Aurea neroniana; successivamente giungeva a Perugia dove strinse amicizia con il grande Pietro Vannucci, detto il Perugino. Rientrato in patria, in Veneto, il Verla lavorò a Vicenza presso la chiesa di San Bartolomeo ma a causa degli eventi bellici scaturiti dalla Lega di Cambrai, egli dovette riparare dapprima a Schio per poi trasferirsi in Trentino, dove morirà nel 1521 a Rovereto.
A Francesco Verla si deve il grande merito di aver introdotto il Rinascimento umbro a nord del Po. La pala di Villa Squarzi, non citata dalle fonti storiche , è un assoluto inedito e apre una nuova stagione di ricerche su questo grande pittore vicentino del passato che merita certamente una rivalutazione. Il dipinto del Verla è un olio su tela di forma centinata e sicuramente proviene da un altro antico oratorio scomparso anche se nell’oratorio seicentesco di Longara troviamo una preesistenza più antica, quale un portale scolpito con un toro di fattura certamente rinascimentale o forse ancora più indietro nel tempo. Seguirà a quest’articolo un saggio scientifico per divulgare più approfonditamente l’iconografia della pala d’altare a cura del sottoscritto. Propongo come datazione gli anni tra la fine del primo decennio del Cinquecento e gli inizi di quello successivo: 1508-1512 circa. I colori sono chiari, nitidi e luminosi e lo stato di conservazione della pala è ottimale .
Francesco CARACCIOLO, Vicenza, 7 Lulgio 2024