di Mario URSINO
“Amor di libro”, Ettore Pisano, il mio amico bibliofilo
Sono passati dieci anni da quando, verso la fine di agosto, Ettore [fig. 1], in un afoso tardo pomeriggio di quel mese, cadde fulminato, sulla soglia del suo studio, mentre era in piedi con alcuni volumi tra le mani. Me ne dette la straziante notizia, nella stessa serata, la moglie Luciana, quando rientrando a casa lo trovò disteso a terra con i libri che aveva tenuto tra le mani.
Dolore grandissimo fu per me (e ancora perdura), e mi venne in mente un suo pensiero che più volte mi aveva comunicato: “Se si deve morire, meglio che ciò avvenga all’improvviso e di colpo”. Più o meno la stessa frase che pronunciò Leo Longanesi, quando si accorse di stare male mentre lavorava nel suo studio. Non condividevo, né la condivido, questa sua affermazione, pur comprendendola, poiché Ettore non sopportava il dolore fisico, e su questo sono pienamente d’accordo, ma non sopportava neanche l’invecchiamento, di cui si lamentava frequentemente: gli inevitabili acciacchi dell’età, e l’assunzione scansionata dei medicinali (come tutti coloro che hanno superato la sessantina) erano, e sono anche per me, una fastidiosa scadenza quotidiana che siamo obbligati ad osservare, come prescrivono i medici che ci curano.
Nel ricordare il mio più caro amico scomparso il 27 agosto del 2008, ho ritenuto questa premessa imprescindibile per comprendere la natura del nostro forte rapporto amicale: ogni volta le nostre conversazioni telefoniche che frequentemente avvenivano tra Napoli e Roma si aprivano con reciproche comunicazioni di natura sanitaria, il discorso, poi, Heri dicebamus, cadeva puntualmente sui libri, sua passione senza limiti, come senza limiti si accresceva la sua biblioteca. Una passione non nata in età matura, allorquando, dopo il pensionamento, molti hanno tempo per dedicarsi ai loro hobbies coltivati occasionalmente, bensì negli anni giovanili; già da allora per Ettore era una vera e propria “voluttà” (uso questo termine forse improprio per la bibliofilia), ma per lui era proprio così, ed io ne sono stato il massimo testimone, avendo condiviso gli anni dalla fine del ginnasio e per tutto il liceo, e gli studi universitari nella facoltà di Giurisprudenza nella Università napoletana (con grande noia per entrambi).
Preferivamo, infatti, di gran lunga frequentare la storica grande libreria Alfredo Guida [fig. 2], sita a Port’Alba, [figg. 3-4]
a pochi passi dal Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II, maestosa sede vanvitelliana che cinge ellitticamente l’ampia Piazza Dante, dove ancora oggi svetta (ma non più in asse con la facciata dello storico edificio) la grande scultura del nostro Sommo Poeta (opera degli scultori Tito Angelini e Tommaso Solari che ne offrirono gratuitamente la progettazione e l’esecuzione nel 1862) [figg. 5-6]. Era al piede di codesto monumento che ci davamo convegno tutte le mattine prima di entrare a scuola, o talvolta per non entrarci affatto, scegliendo escursioni per la città che allora ci appariva ricca di curiosità e attrattive, affacciata sul golfo scintillante, nel mare allora pulitissimo dove ci si poteva bagnare tranquillamente soprattutto sulla costa Posillipiana, da noi preferita.
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Dicevo dei libri. Tutto cominciò con una frase che ci scambiammo, anche con qualche altro amico (poi dimenticato): “Bisogna coltivare lo spirito”, e non dedicarsi solo alla svagata spensieratezza che offriva Napoli nella prima metà degli anni Sessanta, quando ancora non avevamo vent’anni. Di quel momento magico ho già scritto in una puntuale narrazione, “Ettore, i libri e gli anni della nostra formazione”, in un raffinato volume (proprio come a lui sarebbe piaciuto), edito, per volere della vedova e degli amici, circa un anno dopo la sua scomparsa, per i tipi di Alfredo Guida Editore, dal titolo Il Gusto dei Libri, Gli Amici ricordano Ettore Pisano, Napoli 2009, [fig. 7] in trecento esemplari numerati a mano, fuori commercio; il titolo fu dovuto al suo amico, raffinato scrittore e saggista Carlo Knight, membro, tra l’altro, della Società Napoletana di Storia Patria, che contribuì, oltre ai testi di altri amici, con il suo saggio Qualcosa di nuovo sul principe di San Nicandro; il volume fu presentato il 25 maggio 2009 (ricorrenza della nascita di Ettore, il 25 maggio 1943) nella prestigiosa sede dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Palazzo Serra di Cassano: l’Istituto era stato costituito nel 1975 dall’Avvocato Gerardo Marotta (1927-2017), che ne è stato il presidente, e da Elena Croce (1915-1994), scrittrice e figlia del filosofo Benedetto Croce. Gerardo Marotta (fig ( bis) ha donato all’Istituto la sua immensa biblioteca di circa 300.000 volumi.
“Coltivare lo spirito” fu per noi un vero e proprio metodo: andare agli appuntamenti letterari negli spazi della Libreria Guida (purtroppo chiusa da alcuni anni), nella storica Saletta rossa, dichiarata nel 1983 dal Ministero dei Beni Culturali, Patrimonio Culturale di Interesse Nazionale, [fig. 8] dove si potevano incontrare noti scrittori, tra i quali Domenico Rea, Michele Prisco, Umberto Eco, Indro Montanelli, Albero Moravia, Leonardo Sciascia, Edoardo Sanguineti, Pier Paolo Pasolini, Alberto Arbasino, Mario Soldati, Cesare Brandi; poi cominciammo a frequentare il cineforum in via di San Sebastiano, tenuto dai Padri Gesuiti, dove potevamo assistere a film d’autore nei locali del monastero adiacente l’ex Chiesa di San Sebastiano [fig. 9] (distrutta nel 1941 per il crollo strutturale della bella cupola maiolicata); la sua facciata si ergeva in fondo al cortile del nostro Liceo: i locali del monastero erano stati assegnati ai Gesuiti e nel 1861
divennero la sede del Liceo ginnasiale Vittorio Emanuele II con annesso Convitto, a pochi passi da Port’Alba. Poco distante da lì, era il famoso Conservatorio di San Pietro a Majella dove potevamo ascoltare musica da camera, e brani, se ben ricordo, di grande ricerca e modernità, come ad esempio uno sperimentale pezzo denominato Jazz-Rondò. Per i concerti sinfonici avevamo invece un abbonamento assai conveniente per studenti presso la Sala Scarlatti dell’Auditorium della RAI. Ecco in sintesi come trascorrevamo le nostre giornate, anche con frequenti passeggiate nella parte più elegante della città, via dei Mille, mescolandoci ad altri amici frequentatori del noto “Bar Picardi”, in quegli anni al centro della via, nei locali terreni del bel palazzo liberty [fig. 10], edificato dai Conti Leonetti nel 1909.
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Ma devo necessariamente fermare questi ricordi della nostra comune giovinezza, per descrivere la
smisurata passione per l’enorme quantità di libri che Ettore aveva accumulato nel corso della sua che considero breve esistenza, essendo scomparso a soli 65 anni. È difficile dire quanti saranno stati i volumi da lui raccolti con amore e ricercatezza, sia per i contenuti che per la bellezza tipografica, ma non si tratta di libri antichi, cinquecentine e rarità di epoche lontane, bensì volumi di stampa sobria, novecentesca, ma di grande qualità ed estetica; mi riferisco, quale significativo esempio, alle edizioni Ricciardi, curate dall’erudito bibliofilo e collezionista Riccardo Ricciardi (1879-1973) [fig. 11] che il mio giovane amico aveva il privilegio di frequentare e mi dava sempre conto di quelle educative conversazioni sulle qualità dei libri, e degli omaggi di copie limitate che il sapiente editore gli elargiva affettuosamente (alcuni
esemplari di quelle raffinate edizioni ne posseggo anch’io, suggeritemi dal mio carissimo amico, come il raro volume Le Strade di Napoli di Gino Doria del 1943, fig. 12).
Ettore ha lasciato qualcosa, suppongo, come diecimila volumi, ed è impossibile darne qui in sintesi una descrizione (per avere un’idea di come si era formata la sua biblioteca, e anche in parte la mia, rimando il lettore al testo “Ettore, i libri e gli anni della nostra formazione”, inserito nel volume Il Gusto dei Libri, pp. 137-163, consultabile però solo nelle pubbliche biblioteche).
Dopo la sua scomparsa, Luciana, la sua consorte, ha destinato una buona parte (circa tremila volumi) alla Biblioteca del Complesso Monumentale San Francesco a Ravello [figg. 13-14], località molto amata da Ettore, al pari di Capri, Ischia, Taormina e di luoghi della Grecia che sceglieva spesso per le sue vacanze estive. Amava molto il mare e si doleva con me, che, trasferitomi a Roma agli inizi degli anni Settanta, mi ero gradualmente disaffezionato al mare (ma penso che ciò sia dovuto semplicemente all’incalzare dell’età).
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Di moltissimi dei rimanenti suoi libri resta comunque traccia in una serie di cataloghi bibliografici destinati alla vendita antiquariale tra il 2010 e il 2013; in ognuno dei sette cataloghi, Libri Antichi e Moderni esauriti e rari, delle edizioni Libreria Internazionale A. Guida, [fig. 15] vengono elencati, in appendice, gruppi di volumi della biblioteca privata di Ettore Pisano, in ordine alfabetico per autore. E, sempre per autore, sono elencati in un repertorio “Fondo Bibliografico Ettore Pisano” i libri oggi conservati, come si è detto, nella Biblioteca del Complesso Monumentale San Francesco di Ravello, che si avvale di altri prestigiosi Fondi, italiani e stranieri.*
Lo smembramento si è reso necessario, in assenza di disposizioni sulla futura destinazione dei suoi libri, né tale argomento fu mai oggetto delle nostre conversazioni, e così ha deciso Luciana, chiedendomi se condividevo tale scelta. Posso solo dire che Ettore concordava con quanto affermava, moltissimi anni fa, il suo “maestro”, l’editore e bibliofilo Riccardo Ricciardi, ovvero che i libri, amati e scelti nel corso della vita, sarebbe stato meglio disperderli sul mercato, per nuovi collezionisti, che li avrebbero fatti rivivere in ogni loro acquisto. In parte, dunque, questo è stato fatto, e nello stesso tempo i suoi libri non vengono obliati, poiché elencati nei cataloghi succitati e nel Fondo intestato a suo nome a Ravello. Molto, anzi troppo, ci sarebbe da dire sui criteri di scelta della Biblioteca Pisano: ogni volume, ogni opuscolo, ogni esemplare di riviste letterarie sono stati da lui scelti per la sua sterminata raccolta, che va da libri su storia e letteratura napoletana, storia dell’arte e archeologia, tutti i classici del Novecento, sia italiani che stranieri (Stendhal in testa), volumi di filosofia, da Vico a Croce, di cui egli possedeva tutte le opere (e di questo grande pensatore Ettore ci ha lasciato anche un suo interessante saggio, Tra erudizione e storia napoletana, nel catalogo Benedetto Croce, i percorsi della scrittura, edito nel 2003 dalla Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli, di cui Ettore è stato uno dei “Direttori Bibliotecari”, sino all’anno del suo pensionamento. Ma non ho detto che una minima parte dei suoi interessi e curiosità, la sua incessante passione per la ricerca di libri, ovunque potessero essere reperiti, dalle bancarelle alle librerie antiquarie, ai vari Remainders (soprattutto in quello che un tempo, negli anni Sessanta-Settanta si trovava a Roma in Piazza San Silvestro, dove molto ho attinto anche io, per me stesso e per lui). Come ho scritto nel testo redatto in suo omaggio, cominciammo insieme l’acquisto di libri per la nostra biblioteca;
Ettore l’accrebbe smisuratamente, come ho detto più sopra, e posso dire di averne seguito il progressivo arricchimento (egli mi parlava sempre di nuove scoperte e acquisti), ma non sapevo che nella sua raccolta esisteva una rivista, a me totalmente ignota, che ho trovato nel Fondo Pisano a Ravello: si tratta degli undici numeri annuali usciti nel decennio 1953-1963, “Amor di Libro”. Rassegna di bibliografia e di erudizione, a cura di Marino Parenti, Firenze, Edizioni Sansoni Antiquariato, ogni numero è costituito da 256 pagine [fig. 16]; ed è per questo che ho voluto dare questo titolo al mio ricordo, il modo migliore per definire il principale aspetto della sua singolare personalità, poiché, come qualcuno ha scritto non molto tempo fa (e mi scuso per non ricordarne l’autore): “I bibliofili si specchiano nei libri che cacciano, rifiutano, perdono e trovano. Senza mai stancarsi”.
Mario URSINO Roma 27 agosto 2018
* Ravello, alla “scoperta” della Biblioteca del Complesso Monumentale San Francesco
scritto da Redazione Ulisseonline 08/02/2016
Ravello è sinonimo di bellezza, di fascino e stupore. E’ stata scoperta e valorizzata dai viaggiatori del “Gran Tour”, della prima metà del settecento e poi quelli del secolo successivo, che hanno fatto crescere la fama di questa località, diventata celebre in tutto il mondo. Infatti, tale notorietà dovuta a pittori, musicisti, artisti ha di fatto conquistato la coscienza collettiva di un pubblico internazionale. Ma la Città della Musica e dell’Arte che è da sempre al centro dell’attenzione nazionale e internazionale, riserva sempre delle sorprese: una di queste è la “scoperta” della Biblioteca del Complesso Monumentale San Francesco.
La Biblioteca San Francesco ha vita “avventurosa” – ci dice il Direttore Padre Francesco Capobianco: Il Convento di San Francesco ha vissuto i travagli delle vicende storiche, con le soppressioni e riaperture dei Conventi e continua: ”Quando sono venuto a Ravello nel 1969, ho visto che nel convento c’era un fondo antico di libri del 500 – 600 e 700, non dico abbandonati ma certamente non curati. Su questo nucleo librario originario mi venne l’idea di innestare una nuova Biblioteca moderna”.
Il progetto si concretizza nel 1984 con l’apertura ufficiale della Biblioteca alla presenza dell’allora Direttore dei Beni Culturali, Francesco Sisinni. E’ stato un evento culturale di grande rilievo perché ha riportato al suo splendore e alla fruizione del pubblico il fondo antico costituito dai libri risalenti al ‘500-‘600 e ‘700, tra cui l’opera più preziosa: “La Divina Commedia“ con commento di Cristoforo Landino risalente al 1529. Dai 12.000 volumi dell’apertura della Nuova Biblioteca, il Patrimonio librario della struttura è oggi cresciuto fino a raggiungere 40.000 volumi che spaziano dalla storia locale, al francescanesimo, dalla musica alla letteratura, storia e filosofia oltre a possedere un settore riservato alle riviste.
Nel corso degli anni, molte donazioni librarie hanno accresciuto grandemente il patrimonio bibliografico, tra gli altri citiamo i Fondi: “Gorla”, accademico dei Lincei; “Marra” già Ordinario Castrense e Vescovo Titolare di Ravello, “Giuseppe Imperato senior”, storico di chiara fama della Costiera Amalfitana; “Giuseppe Vedovato”, giurista e scrittore, oltre che membro del Parlamento Europeo e del Centro Universitario Europeo di Ravello; “Famiglia Colonna “ di Roma, “Gore Vidal” scrittore, cittadino onorario di Ravello; “Cristoforo Bove”, storico; “Gianfranco Grieco”, giornalista; Museo del Corallo di Ravello.
Tra le preziosità bibliografiche è da segnalare il Fondo “inglese”, appartenuto alla cantante attrice Gracie Fields, che a lungo soggiornò a Capri donato dagli eredi della famosa artista. A queste si sono aggiunte recentemente la nuova acquisizione del fondo Ettore Pisano ammontante a circa 3000 volumi e l’ultima, quella della Famiglia Lenza di Salerno che ha donato un Fondo musicale.
Ci dice con giusto orgoglio Padre Francesco: “La Biblioteca ha in preparazione la pubblicazione delle Cinquecentine (che sono circa 100) più una pubblicazione sul Fondo Wagneriano”. E’ questo un significativo apporto ad una realtà culturale di primo ordine che offre un valido contributo alla crescita culturale degli studiosi della Costa d’Amalfi, dell’intera Provincia di Salerno e dei paesi esteri.