redazione
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa precisazione che Gianni Papi ha chiesto che venga pubblicata in relazione ad alcuni commenti su un passaggio del suo intervento nella seconda giornata del convegno di studi Caravaggio Napoli, del 13 – 14 gennaio scorsi, che sarebbe stato equivocato. Per quel che ci riguarda precisiamo quello che dovrebbe essere ovvio e cioè che la redazione e in particolare il Direttore che firma la rivista, cioè il sottoscritto, non è responsabile delle affermazioni o delle interpetazioni che appartengono esclusivamente a chi le fa (nel nostro caso, peraltro, studiosi di chiara fama) e che in ogni caso un commento al convegno era stato richiesto anche all’amico Papi, il quale -legittimamente- aveva ritenuto di volersene esimere.
“In merito a quanto è circolato sul sito di About Art, vorrei precisare la mia opinione e quanto ho detto nel mio intervento al convegno di Napoli sulla Giuditta Turquin. Ho ribadito che è opera di Finson, ne sono convinto come quando ho espresso i miei primi pareri, e l’ho spiegato con una serie di confronti e riflessioni, che saranno tutti documentati negli atti con immagini e didascalie (un tempo si aspettavano gli atti….). Ho solo detto che l’unico dubbio potrebbe venire dalla testa di Giuditta, che è forse il particolare (il solo, a mio avviso) che può far pensare al Merisi. Il dubbio (solo un dubbio) può venire perché è del tutto verosimile che Caravaggio dividesse lo studio con Finson e Vinck. Tutto qui. Da qui a dire che io penso che il dipinto sia stato eseguito a quattro mani ce ne corre… Un dubbio, una suggestione. Ma ho detto soprattutto che non sappiamo come Finson dipingesse nel 1607-1608-1609, proprio quando egli doveva essere vicinissimo a Caravaggio. Ci mancano opere di quegli anni (ho presentato come possibilità in tal senso il ‘San Sebastiano’ che ho pubblicato in ‘Paragone’), la Giuditta potrebbe dunque essere un risultato (di certo un capolavoro) di Finson dipinto in quegli anni di vicinanza con Caravaggio: un originale di Finson, non una copia da Caravaggio.”
Gianni PAPI Firenze 21 gennaio 2020