Una proposta di aggiunta al catalogo di Paolo De Matteis: un inedito San Francesco di Paola.

di Fabio OBERTELLI

Si affaccia ora alla sua prima trattazione critica questa piccola tela proveniente dalla collezione Giorgio Baratti di Milano.

L’identificazione iconografica è immediata e la sua verifica risulta agevole data la presenza di inequivocabili elementi, attributi tipici che ci portano a riconoscere  nella figura protagonista dell’opera San Francesco di Paola.

Francesco nacque per l’appunto a Paola nel 1416[1] da una famiglia di modeste origini; i genitori l’ebbero in tarda età per voto fatto a San Francesco d’Assisi e da qui la scelta del nome assegnatogli che lo accompagnerà per tutto il corso della sua vita, caratterizzandone fin da subito la sua indole carismatica. Nella sua lunga vita[2] di ascesi cristiana, iniziata all’età di dodici anni con l’entrata in convento presso i Minori Conventuali di S. Marco Argentano, si sono susseguiti diffusamente fatti ed eventi miracolosi la cui portata attirò l’attenzione dei grandi dell’epoca, a partire dal pontefice Pio II che per primo aprì un’inchiesta per valutare lo stile di vita di Francesco e dei suoi seguaci.

“Eremiti di Fra Francesco”, così si chiamava la primigenia comunità di dodici confratelli che, nell’entroterra calabro, viveva come gli anacoreti un’esistenza fatta di povertà e carità, mutuo soccorso verso gli esuli di una società impari. Una Regola stringente era quella del frate paolano e la sua morale incorruttibile venne sovente riportata dalle fonti che non esitarono a narrare esempi di questa virtù mostrata da Francesco dinnanzi vari sovrani che inutilmente cercarono di accaparrasi il consenso del Santo tramite ricchezze materiali.

Francesco morì in Francia, terra che raggiunse su esplicita sollecitazione di papa Sisto IV, e qui conquistò immediatamente la stima e l’ammirazione della corte reale e della comunità culturale francese tutta. Difatti proprio alla mano di Jean Bourdichon si deve la rappresentazione più fedele delle fattezze di Francesco[3]. Lo stesso Bourdichon, legato al paolano da relazioni di reciproca stima, si recò presso il convento di Tours nel quale riposava il corpo di Francesco recentemente trapassato[4]; dalla salma trasse un calco del suo volto, necessario per la stesura di un ritratto fedele in vista anche di una prossima canonizzazione che, difatti, non si fece troppo attendere: Francesco venne beatificato nel 1513 e ufficialmente canonizzato nel 1519.

Purtroppo dei ritratti eseguiti dal Bourdichon non ci restano che copie e riproduzioni tarde non coeve; permangono, però, alcune miniature di Bourdichon per libri d’Ore, destinati alla corte reale francese[5], in cui si riconosce la figura del Santo paolano. Un saio di lana grezza bruna come abito, lunga barba, viso smunto, bastone e l’inconfondibile disco raggiante con incise le lettere della parola CHARITAS, vero istinto guida dell’operato del paolano.

Tutti questi elementi sono riscontrabili nella tela in esame, dove l’essenzialità della composizione ben si accorda con la compostezza del tema presentato. Francesco è colto di tre quarti con il volto e lo sguardo protesi verso l’alto, la bocca socchiusa di chi viene colto da una visione; una manifestazione, quella vissuta dal paolano, accolta nelle sue mani e fattasi operosa carità.

Alla certezza iconografica si affianca la proposta della mano artistica esecutrice dell’opera. A mio avviso ritengo che il piccolo quadro devozionale in esame debba essere riferito alla produzione di Paolo De Matteis.

Nato nel 1662 a Piano Vetrale, il De Matteis inizia la sua formazione presso la bottega napoletana di Luca Giordano, per poi proseguire lo studio nel florido ambiente romano sotto la guida del pittore Giovanni Maria Morandi[6]. Ed è proprio il romanismo di De Matteis a fungere da miscela artistica con cui stemperare il giordanismo più puro. Il marattismo che De Matteis aveva appreso è ben visibile nella pala oggi conservata presso il Museo Civico di Osimo, proveniente dalla locale chiesa di San Filippo Neri, e raffigurante San Francesco di Paola attraversante lo stretto di Messina.

È la narrazione del miracolo compiuto dal paolano che, per raggiungere la Sicilia, dopo aver ricevuto il rifiuto dei barcaioli, impiega il proprio mantello come vela legandolo all’estremità del bastone, riuscendo così ad attraversare lo stretto. Le fattezze del volto del Santo all’interno della tela osimane ricalcano specularmente quelle del Francesco in collezione Baratti. Il taglio leggermente scorciato dello sguardo proteso al cielo, nonché la feconda luminosità che si dipana dal capo sono elementi che si ripetono. Così come è possibile riscontrare in un’altra opera del De Matteis[7] passata in asta nel 2015; anche in questo caso la struttura compositiva è specularmente sovrapponibile.

La tela Baratti condivide inoltre con quest’ultima la scelta e la collocazione degli attributi iconografici: il disco fiammeggiante con la scritta CHARITAS e il bastone appoggiato sulla spalla. Nota di differenza è la luminosità con cui viene definito il fondale; più sfibrata nella versione passata in asta rispetto alla stesura più unita e compatta della tela Baratti. Un susseguirsi di assonanze che possono sostenere questa ipotesi attributiva considerando inoltre come lo stesso tema fosse stato particolarmente sviluppato dai vari artisti che si susseguirono nell’ambiente culturale partenopeo, a partire da Ribera, passando per Giordano fino a Solimena.

Paolo OBERTELLI  Modena 2021

NOTE
[1] Per la vita di San Francesco di Paola si veda F. RUSSO, Francesco di Paola, in “Bibliotheca Sanctorum”, Roma, 1964, pp. 1163-1175.
[2] Francesco muore infatti nel 1507 a Plessis-les-Tours all’età di 92 anni, ibidem.
[3] R. FIOT, Jean Bourdichon et S. F. De Paule, Tours, 1961.
[4] Si veda a riguardo P. CANNATA, Iconografia di San Francesco di Paola, in “Bibliotheca Sanctorum”, Roma, 1964, pp. 1176-1177.
[5] C. VECCE, S. Francesco di Paola e la cultura letteraria e umanistica della Napoli aragonese, in “S. Francesco di Paola e l’ordine dei Minimi nel Regno di Napoli (secoli XV-XVII)”, Atti del primo convegno per la celebrazione del quinto centenario della morte di S. Francesco di Paola, a cura di F. SENATORE, Napoli, 2008, p. 46.
[6] A. BRACA, La pittura del ‘600 e del ‘700 a Napoli e in Costa d’Amalfi, Amalfi, 2017, p. 461.
[7] Minerva Auctions, Dipinti antichi e arte del XIX secolo, 2015, lot. n. 31.