di Nica FIORI
Il Ritratto di Ettore Roesler Franz a Villa d’Este (1902) e il Dittico di Villa Borghese (1910) sono due significative opere romane di Giacomo Balla, oggetto di un collezionismo colto dell’arte del Novecento, che l’Accademia di San Luca ospita nella prima sala della mostra “Una storia nell’arte. I Marchini tra impegno e passione” (fino al 22 aprile 2022).
Accanto a Balla troviamo nella stessa sala altri nomi eccellenti, accomunati dal fatto di essere stati a Parigi
(“Tra Italia e Francia” è il titolo della sezione), quali Filippo De Pisis, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, la cui Isola dei giocattoli (1930) sembra rievocare l’Isola dei morti di Arnold Böcklin, evidentemente perché il pittore vedeva l’infanzia come un’età tutt’altro che felice, con i bambini alla mercé degli adulti, come espresso nel suo libro Tragedia dell’infanzia (edito nel 1937).
Più di 130 opere (del Novecento e del XXI secolo), provenienti da collezioni private, dialogano in questa mostra con quelle dell’Accademia, creando un inedito gioco di consonanze e contrapposizioni in un suggestivo percorso, che si snoda negli spazi di Palazzo Carpegna, a partire dalla storica Galleria espositiva al terzo piano, quindi lungo la rampa borrominiana, nel Salone d’Onore e ancora nella rampa fino al giardino, al portico e alle sale del piano terra.
Le opere sono state selezionate tra quelle che hanno accompagnato la storia di Alvaro Marchini (1916-1985) e della sua famiglia (ricordiamo in particolare le figlie Simona, nota anche come attrice, e Carla) e ci proiettano nella vita artistica romana, e non solo, ruotante intorno alla galleria “La Nuova Pesa”, inaugurata il 23 aprile 1959 in via Frattina (e spostata nel 1961 in via del Vantaggio). Nella prima mostra, curata da Dario Durbè, la galleria espose le opere di artisti che si erano affermati nei decenni precedenti e nel titolo figuravano come “31 autori e 31 opere del rinnovamento artistico italiano dal 1930 al 1943”.
Alvaro, il fondatore della galleria, era un personaggio eclettico, impegnato politicamente a sinistra (è stato medaglia d’argento della Resistenza, cofondatore della società che editò “l’Unità”, organo del Partito Comunista) e grande appassionato di arte, con la capacità di convogliare attorno a sé intellettuali e artisti quali Renato Guttuso, Antonello Trombadori, Pier Paolo Pasolini, Corrado Cagli, Carlo Levi, Alberto Moravia e altri. Il titolo di Nuova Pesa scelto per la galleria si proponeva di pesare nuovamente le forze in gioco nel campo dell’arte, in quel decennio postbellico che vedeva contrapposti astrattisti e realisti.
Alvaro Marchini era schierato a favore della figurazione, contrariamente alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, all’epoca diretta da Palma Bucarelli, e decise di aprire la sua galleria anche la domenica, per favorire gli studenti e gli operai, dimostrando in questo modo i suoi fini culturali, più che commerciali.
La galleria è attiva ancora oggi, anche se c’è stata un’interruzione di una decina d’anni. Chiusa nel 1976, è stata riaperta nel 1985 da Simona Marchini, un mese dopo la morte del padre, con lo stesso nome ma in una sede diversa, in via del Corso.
La mostra, che presenta entrambe le fasi della Nuova Pesa e un’ampia carrellata di foto e documenti della famiglia Marchini, è a cura di Fabio Benzi, Arnaldo Colasanti, Flavia Matitti e Italo Tomassoni, con il coordinamento di Gianni Dessì. L’allestimento, di Francesco Cellini e Gianni Dessì, è in sintonia con lo spirito del luogo, senza cadere in inutili spettacolarizzazioni. È stato scelto di non inserire pannelli didattici, secondo il principio che “le opere parlano da sé”, ma è pur vero che non sempre questo accade.
Nelle sale museali della Galleria dell’Accademia al terzo piano troviamo sei piccole sezioni, relative ad alcuni fecondi decenni del Novecento. Dopo la prima sala, cui ho accennato in precedenza, nella seconda sala (sezione “Parigi. Il centro dell’arte”) è evidente il dialogo con l’antico grazie a due opere di René Magritte (L’amour del 1949 e La science des rêves del 1950) in risonanza con il Sogno di Giacobbe di Francesco Guarino (1611-1654).
Accanto alle opere di Bronzino, Rubens, Van Dyck e altri, Pablo Picasso, Fernand Léger e Georges Braque documentano il desiderio di Alvaro Marchini di rendere la sua galleria internazionale (e Picasso era indubbiamente una presenza imprescindibile), mentre nella sala dei Paesaggi, la sezione “Vedute e visioni” espone, accanto ai paesaggi classici dell’Accademia, alcuni piccole vedute di Roma (oli su tavola) del 1955 di Francesco Trombadori (il padre di Antonello Trombadori), che ci colpiscono particolarmente per l’atmosfera rarefatta.
La sua è una documentazione realistica di alcuni luoghi (Ponte Fabricio, Ponte Garibaldi, Piazza del Popolo), ma senza alcun accenno di vita e nessuna forma di abbandono alla retorica monumentale. Ne viene fuori un’immagine metafisica della città, che la restituisce alla nostra memoria semplificata ai soli spazi e volumi architettonici.
Nella stessa sala sono esposte anche opere di Carlo Carrà, Mario Mafai, Corrado Cagli, due ceramiche policrome smaltate di Leoncillo Leonardi (Donna che ride del 1946 e La dattilografa del 1949), e una tela di Fausto Pirandello raffigurante una bambina che gioca con dei sassi.
“La realtà della storia. Nuda veritas” è la sezione ospitata nella sala che vanta la presenza dell’incantevole Putto di Raffaello (identico per molti aspetti al putto di sinistra che affianca il profeta Isaia nella chiesa di Sant’Agostino a Roma): è evidente in questo caso il contrasto con le opere di Mario Mafai (Nudo, 1940) e di Antonietta Raphaël (La ragazza col galletto, 1952), esponenti della scuola di Via Cavour, e con quelle di Guttuso, il cui realismo ha una connotazione sociale. Oltre a l’Uomo che dorme (Partigiano dormiente / Miliziano, 1937) e Fucilazione di patrioti del 1944, è sua la Ragazza sul golfo del 1933, che combina elementi tipici della sua poetica con la tradizione siciliana.
Ricordiamo che dello stesso Guttuso nella mostra sono esposte altre opere al primo piano, tra cui un grande arazzo e un importante studio della celebre Crocifissione, un’opera che, presentata al premio Bergamo del 1942, arrivò seconda.
Guttuso, in effetti, pur comunista e dichiaratamente ateo, non disdegnò alcuni soggetti di argomento sacro, come appunto la Crocifissione,
che venne fortemente criticata dalla Chiesa perché stravolgeva la consueta posizione delle tre croci, con il ladrone di spalle che copre in parte il volto di Cristo al centro, e per la presenza di nudi, che dovevano dar l’idea della drammaticità dell’evento in un contesto atemporale, come dichiarò in un’intervista di quegli anni.
“Tra cielo e terra” è la piccola sezione che “si presenta come una bomboniera”, secondo le parole della curatrice Flavia Matitti, e ci mostra le “vite silenti” raffigurate nelle opere di Giorgio Morandi e di Osvaldo Licini. Se quest’ultimo è un artista difficile da inquadrare, che ci colpisce per le sue immagini aeree, quasi angeliche, Morandi, inizialmente criticato da Guttuso, appare metafisico nella sua essenzialità poetica, ovvero nelle sue nature morte fatte di bottiglie, che spostava come personaggi su un palcoscenico.
Nella sala dei ritratti degli accademici di San Luca termina la prima parte della mostra (sezione “L’artista e i suoi modelli”), esponendo tra le altre cose l’Autoritratto verde di Carlo Levi (1930, Fondazione Carlo Levi, Roma), un bronzo di Giacomo Manzù (Ballerina, 1953), due nature morte di Edita Broglio (Pane e acqua, 1928 e Uova fresche, 1928-29) e alcuni dipinti di Antonio Donghi, che ci incantano per il realismo magico che contraddistingue la sua arte.
La mostra prosegue quindi lungo la rampa elicoidale, con una serie di immagini fotografiche e documenti che raccontano la storia della famiglia Marchini, con i due giovani fratelli Alfio e Alvaro, che lasciano il borgo natio di Moiano, vicino a Città della Pieve, perché perseguitati dai fascisti locali. La famiglia si trasferisce a Roma, dove si afferma nel campo edile. Dal momento in cui viene fondata da Alvaro Marchini La Nuova Pesa, è tutto un susseguirsi di immagini dei protagonisti dell’ambiente artistico, politico e culturale romano, compresi molti personaggi dello spettacolo. Giungendo nel Salone d’Onore al primo piano, sono esposti, oltre al già citato Studio per la Crocifissione di Guttuso, alcuni disegni di Scipione e una raccolta di disegni di Ernst Ludwig Kirchner, Otto Dix e George Grosz, celebri esponenti dell’espressionismo tedesco, e a chiudere una selezione di opere rappresentative dell’attività della galleria, sempre improntata al figurativismo, con opere di Guttuso, Carlo Levi, Alberto Ziveri, Renzo Vespignani, Titina Maselli, Alberto Gianquinto, Piero Guccione, Gianluigi Mattia e Franco Mulas.
Nella seconda metà della rampa, che è dedicata alla “nuova” Nuova Pesa di Simona Marchini, si incontrano opere degli artisti Luca Patella, Marco Lodola, Giuseppe Salvatori, Salvo e Cesare Tacchi, che raccontano, insieme a fotografie e filmati, questa seconda stagione “scandita da esperienze oramai lontane da posizioni ideologiche se non quelle legate più propriamente all’arte, alla sua capacità di offrire “visione” e “presenza” e dove termini quali “realismo” e “astrazione” trovano nuove declinazioni, che rivelano inedite soluzioni di figurabilità”, come si legge nel comunicato stampa.
L’itinerario prosegue nel giardino e quindi nelle sale espositive al piano terreno, dove trovano spazio i lavori di numerosi altri artisti, tra cui Carla Accardi, Toti Scialoja, Mimmo Jodice, Fabrizio Corneli, Gino De Dominicis, Jannis Kounellis.
Nel catalogo della mostra, oltre ai saggi dei curatori e all’introduzione di Claudio Strinati, ci sono anche i racconti biografici di Simona e di Carla Marchini.
Carla sottolinea come lei, al contrario di Simona, è nata negli anni dopo la Guerra, “in un clima di rinascita e di speranza per il futuro”, in una famiglia che le ha trasmesso sentimenti importanti quali “il rispetto dell’altro, la tolleranza, la generosità e soprattutto la solidarietà”. Mentre Simona ha portato avanti gli interessi verso le belle arti del padre, Carla si è occupata di teatro per l’infanzia, contribuendo alla nascita della prima “scuola Steiner” di Roma e fondando e dirigendo il teatro Le Maschere. Del resto lo stesso Alvaro aveva messo su una filodrammatica appena dopo la guerra, rappresentando opere di lotta e di denuncia sociale.
Nel suo scritto Carla Marchini evidenzia il contrasto tra la loro posizione economica, che era diventata molto florida grazie all’ingegnosità della famiglia, e la loro impostazione di fieri comunisti:
“un contrasto che molti non hanno potuto (o voluto capire), che ci ha fatto sempre sentire un po’ in colpa rispetto alla nostra condizione economica, … né ricchi, né proletari, spesso a disagio in entrambi i contesti di riferimento”.
Simona ricorda, da parte sua, che il suo primo contatto con l’arte è stato con i quadri del nonno materno, che dipingeva “come i 25 della Campagna Romana”, anche se all’epoca lei non lo sapeva. Ricorda quindi il mecenatismo del padre nei confronti del suo compagno d’armi Pitti Bianconi, le visite culturali e la passione della famiglia per l’opera lirica e la musica in genere. Nel periodo dell’adolescenza ebbe il piacere di conoscere gli artisti amici del padre e di essere presente a una cena organizzata da Corrado Cagli con il grande Marc Chagall. Avendo chiesto al celebre pittore un autografo, notò lo sguardo vigile della moglie di Chagall che controllava che lui non facesse piccoli disegni sul foglio, perché comunque valevano una fortuna. Una vita piena di emozioni e di sogni la sua, trasmessi in parte dai genitori, ed è proprio nel desiderio di essere sentimentalmente vicina al padre, che lei riprende l’attività della galleria, portandola avanti con passione e competenza.
Nica FIORI Roma 23 Gennaio 2022
“Una storia nell’arte. I Marchini tra impegno e passione”
Accademia Nazionale di San Luca, Palazzo Carpegna, piazza dell’Accademia di San Luca 77 -Roma
Apertura al pubblico: 18 gennaio 2022 – 22 aprile 2022. Chiuso la domenica e il lunedì
Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria, da fare in portineria, o via mail scrivendo a prenotazioni@accademiasanluca.it secondo il calendario delle visite accompagnate: martedì e giovedì – visite accompagnate alle ore 10.00, 12.00, 14.00, 16.00; mercoledì e venerdì – visite accompagnate alle ore 14.00 e 16.00; sabato – visite accompagnate alle ore 11.00, 13.00, 15.00, 17.00
Informazioni: www.accademiasanluca.it; segretreria@accademiasanluca.it; tel. 06 679 8850