di Rossella VODRET
Per il Ritratto di Fillide 1*
Fillide Melandroni, battezzata a Siena l’8 gennaio del 1581[1], si trasferì a Roma molto giovane per avviare la sua carriera di cortigiana. Il primo documento a collocarla nella città papale è dell’11 marzo del 1596 quando, ad appena quindici anni, è citata in un processo verbale come protagonista di una “rissa a pugni” con un’altra cortigiana di nome Maria[2]. Del suo carattere, che sembra già precocemente aggressivo, abbiamo una traccia in alcuni atti giudiziari del 1601, da cui risulta che Fillide, a quella data, era stata già ben sei volte in prigione per “risse a pugni”[3]. Negli anni successivi, tra il 1600 e il 1604, ritroviamo spesso il suo nome nei verbali giudiziari a causa di sanguinose risse con altre prostitute, ferimenti e arresti[4].
Tuttavia dal 1604 circa la vita di Fillide sembra aver avuto una svolta importante e, da questa data in poi, il suo nome non sembra più comparire nelle cronache giudiziarie romane in relazione a risse o arresti. Questo cambiamento di vita è stato messo in rapporto con l’inizio della sua relazione con il nobiluomo veneziano Giulio Strozzi (Venezia 1583-1660), figlio illegittimo del banchiere Roberto Strozzi – appartenente ad un ramo secondario della famosa stirpe fiorentina – di quasi tre anni più giovane di Fillide[5], famoso ai suoi tempi come poeta e librettista di opere e stretto collaboratore di Claudio Monteverdi. Lo Strozzi è già documentato a Roma nel 1601[6], quando aveva solo diciotto anni, ma non si hanno altre notizie di questo soggiorno, che deve essere stato molto breve visto che Giulio dal 1602 risulta studiare a Pisa utroque jure per intraprendere la carriera di protonotaro apostolico[7].
Com’è noto, il nome di Giulio Strozzi è legato a quello di Fillide attraverso alcuni documenti, uno dei quali, il testamento della Melandroni del 9 ottobre 1614[8], riveste particolare importanza per riferire, tra le altre, la notizia che il Ritratto di Caravaggio che la donna aveva in casa, apparteneva in realtà allo Strozzi.
Il testamento in questione è stato già più volte pubblicato, ma con alcune inesattezze[9], che hanno portato a sollevare dubbi sull’identità della persona ritratta. Sybille Ebert Schifferer in particolare, nel 2010, ha messo in discussione che il soggetto ritratto potesse raffigurare Fillide[10], ipotizzando, invece, che potesse raffigurare lo stesso Giulio Strozzi, dal momento che suo padre Roberto, già dal 1588, aveva intenzione di collezionate tutti i ritratti dei personaggi illustri della sua casata e che lo stesso Giulio nel 1627 possedeva una raccolta di ritratti”[11].
La recente verifica di quanto scritto nel testamento mi consente di poter smentire questa ipotesi e di confermare invece che il Ritratto citato nel testamento raffigurava proprio Fillide ed è da identificare con il dipinto pervenuto poi nella collezione Giustiniani. In considerazione della importanza del documento se ne ripropone qui il testo verificato e corretto[12]:
“Item dixit et declaravit se habere in eius domo unum quadrum sui retractus manu Michaelis Angeli de Caravagio quod spectat et pertinet ad ill d. Iulium Strozzium propterea voluit et mandavit illud eidem ill.ri d. Iulio restitui et consignari”[13] (fig. xx).
Le parole “unum quadrum sui retractus” (un quadro di un suo ritratto), trascritto più volte erroneamente come “unum quadrum seu retractum” (un quadro ossia un ritratto)[14], dissipa ogni dubbio circa l’identità della persona ritratta: era certamente il ritratto di Fillide e, come scritto nel testamento, spettava a Giulio Strozzi cui, per volontà della donna, doveva essere restituito dopo la sua morte.
Fillide, residente “alla strada de Borgognoni”[15], morirà il 3 luglio 1618, a trentasette anni compiuti. Venne tumulata nella chiesa di San Lorenzo in Lucina. Nell’inventario dei suoi beni[16], stilato lo stesso giorno della morte, non è citato esplicitamente il Ritratto, ma sono elencati, tra gli altri, “due quadri da olio” senza indicazione del soggetto, uno dei quali potrebbe forse essere il nostro dipinto[17]. Nell’inventario sono elencati anche “Due pendenti d’oro con due perle”[18], da identificare, probabilmente, come propone la Danesi Squarzina, con gli orecchini indossati da Fillide nel Ritratto di mano di Caravaggio[19].
Il dipinto (olio su tela cm. 66 x 53), come sappiamo, finì poi ad arricchire la collezione del marchese Vincenzo Giustiniani, che lo ottenne forse dallo stesso Strozzi, quando questi, verosimilmente tra la fine del 1618 e l’inizio del 1619, fece ritorno a Venezia, o forse acquistandolo sul mercato antiquario. Nell’inventario di Vincenzo del 1638 è citato come
«Un altro quadro con il ritratto d’una cortigiana chiamata Filide in tela da testa con sua cornice negra [di mano di Michelangelo da Caravaggio”][20] ».
Nel 1815 il quadro fu acquistato dal re di Prussia insieme con il più importante nucleo di dipinti della galleria Giustiniani e fu in seguito trasferito nella Gemäldegalerie des Kaiser-Friedrich-Museum di Berlino. Il Ritratto è andato distrutto nel maggio del 1945 nella capitale tedesca nell’incendio del Flakturm Friedrichshain, dove era stato ricoverato, con altre importanti opere d’arte, per proteggerlo dai bombardamenti alleati.
Rossella VODRET Roma 20 Febbraio 2022
*Questa breve comunicazione è un anticipo di un saggio più ampio dedicato al Ritratto di Fillide di Caravaggio di prossima pubblicazione. Ringrazio per il loro aiuto, i loro suggerimenti e i loro consigli Francesca Curti, Silvia Danesi Squarzina, Pietro di Loreto, Riccardo Gandolfi, Belinda Granata, Raffaella Morselli, Angelo Restaino e Alessandro Zuccari
Abbreviazioni:
ASR = Archivio di Stato di Roma
TCG= Tribunale Criminale del Governatore
TNC= Trenta Notai Capitolini
NOTE