Wassily Kandinsky e l’approdo all’Astrattismo; un percorso che rivoluzionerà la percezione delle Arti

di Francesco MONTUORI

Migranti su About

M.Martini e F. Montuori

DALL’ ESPRESSIONISMO  ALL’ ASTRATTISMO

Seconda parte

Wassily Kandinsky

Nessuno può credere, come spesso si legge, che l’eliminazione dell’oggetto in pittura come nella scultura, sia avvenuta improvvisamente, per caso, per un quadro visto di sghembo con i singoli elementi compositivi irriconoscibili nè dalla illuminante convinzione di Kandinsky, il quale “in quel momento” si accorse che gli “oggetti nuocevano” alla sua pittura. Si trattava, nel caso di questo grande innovatore, di un’occasione rivelatrice, ma le cause erano lontane e profonde.

In tutte le arti e principalmente nella musica, l’arte più astratta per eccellenza, si avverte, fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento una tendenza all’antinaturalismo, all’interiorità, all’astrazione. Lo stesso Kandinski noterà che un’artista che non abbia come fine l’imitazione della natura, come nell’eclettismo e nel neoclassicismo, e voglia esprimere il suo mondo interiore, che questa meta è stata ormai raggiunta dall’arte più immateriale, la musica.

1. Arnold Schoemberg, Pelleas e Melisande, 1903

Schoemberg nel 1903, compone la musica di Pelleas e Melisande (fig.1) e si avvicinerà ad una completa libertà di armonia, melodia, ritmo e forma, anche se solo nel 1923 la dodecafonia spezzerà il rapporto tonale dominante e le dodici note prenderanno posizione lo stesso numero di volte nell’esposizione, perchè nessun suono prevalga sugli altri.

2. Paul Gauguin, Lo stregone di Hiwa Oa, 1902

In pittura Gauguin pur non rinunziando alla figurazione, libera sempre più il colore da riferimenti naturalistici; se osserviamo Lo stregone di Hiwa Oa del 1902, (fig.2) il colore è steso simbolicamente non più per avvicinarsi alla vibrazione atmosferica, come per gli impressionisti, ma in funzione allusiva e simbolica: i rapporti risultano inventati e la via verso l’espressività autonoma del colore è aperta con chiarezza.

Di Maurice Denis è nota l’affermazione:“ricordarsi che un quadro, prima di essere un cavallo di battaglia, una donna nuda o un qualsiasi aneddoto, è essenzialmente una superficie di colori accostati, con un certo ordine”. La Composizione, del 1891, (fig.3) indica con chiarezza che l’espressività del colore ha già una tale autonomia, pur nel “pretesto” dell’elemento figurativo, da annunciare le origini dell’arte astratta.

3. Maurice Denis, La Composizione, 1891

In architettura l’Art nouveau instaura un dialogo fra ferro, rilievi a stampo, vetro, ceramica, mosaico in un decorativismo con autonoma espressività, al di là dell’imitazione del reale; Victor Horta nell’Hotel Solvay (fig.4) intreccia le linee forza privandole di qualsiasi funzione dando valori nuovi a un linearismo carico di energia, struttura, decorazione.

4. Victor Horta, Hotel Solvay, Bruxelles 1895

Quando nacque Wassily Kandinsky, il 5 dicembre del 1866, la Russia si trovava politicamente e spiritualmente in una fase felice della sua evoluzione. La famiglia di Kandinsky aveva vissuto decenni in esilio nella Siberia orientale, nella parte che apparteneva alla Cina; il sangue russo si mescolò a quello mongolo.

L’amore per i cavalli lo nutre fin da piccolo. Cavalli e cavalieri riapparranno sempre nei suoi primi quadri; un Cavaliere azzurro diventerà il simbolo del giornale fondato insieme a Franz Marc nel 1911. E’ in quel periodo che si convince che la precisione interiore è in profondità, la forma viene determinata esclusivamente dall’interno. Il concetto di necessità interiore sarà definito nel periodo del Cavaliere azzurro e sarà alla base del pensiero astratto.

Nel 1889 visita l’Ermitage e vede Claude Monet; nel quadro Mucchi di fieno (fig.5) non ne riconosce l’oggetto. Non è ancora in grado di trarre conseguenze da questa esperienza Ma inconsapevolmente l’oggetto come elemento inevitabile del quadro viene screditato. Che cosa può accadere se scomparisse addirittura l’oggetto?

5. Claude Monet, Covoni 1886

Nel 1896 si trasferisce a Monaco. Dipinge studi di paesaggio; particolarmente difficile e misterioso gli sembra il tema del disegno non oggettivo. Si esalto con il colore. Conosce Klee nel 1911; Franz Marc divenne loro amico. L’espressionismo faticava a svincolarsi dal naturalismo.

Poco prima del 1900 lo Jugendstil segna una svolta e ne sono conquistati quanti vogliono abbandonare lo storicismo e l’eclettismo; Kandinsky lo adotta per i suoi studi sugli ornamenti e riempie di schizzi vari album e taccuini.

Nel 1909 è a Murnau, una piccola località dell’Alta Baviera; viene fondata la “Nuova Associazione degli Artisti”. Ha importanti contatti con il gruppo degli artisti tedeschi della “Brucke”. In Sguardi retrospettivi scriverà:

“la scomposizione dell’atomo, nella mia anima, fu pari alla scomposizione di tutto il mondo. Ora sapevo con esattezza che l’oggetto nuoceva ai miei quadri”.

Dipinge paesaggi  in cui l’effetto vivissimo del colore sovrasta l’esattezza costruttiva (fig.6);

6. Wassily Kandinsky, Paesaggio con campanile 1909

i colori si emancipano dalle cose e formano toni a sé, scintillano come vetrate di cristallo, i contorni accompagnano con molta approssimazione gli oggetti. Il linguaggio del colore diventa sempre più intenso e l’arte vive sempre più come espressione psicologica ed intima dell’anima.

Kandinsky assume nel 1910 la presidenza del gruppo  “Nuova associazione degli artisti di Monaco”. Espongono alla Galleria Moderna di H. Thannhauser; vengono invitati, fra gli altri, Braque, Picasso, Derain, de Vlaeminck e Franz Marc che entrerà a far parte dell’associazione. L’esposizione sarà accolta da risate, insulti e persino sputi. Così nell’ultraconservatrice città di Monaco di Baviera prende corpo un’avanguardia ben organizzata e condotta.

Nel catalogo della seconda esposizione a Murnau Kandinsky scriverà:

“In un’ora determinata, da una fonte oggi a noi ignota, ineluttabilmente viene al mondo l’opera d’arte. Freddo calcolo., macchie che esplodono in disordine,…disegno silenzioso e urlante, superfici larghe, tranquille, sminuzzate, spezzettate. Non è questa la forma? Non è questo il mezzo?”

Nel 1910 Kandinsky comincia a scrivere il saggio “Sullo spirituale nell’Arte” e dipinge il suo primo quadro astratto, un acquerello (fig.7).

7. Wassily Kandinsky, Primo Acquarello astratto, 1910

Lo spirituale nell’arte si apre con una dichiarazione di indipendenza dal passato. All’imitazione dei modelli, sostenuta dal classicismo, Kandinsky contrappone un’ arte moderna che esprima la propria vita interiore. In nessuno come in Kandinsky la speranza di una nuova arte si tradurrà così sistematicamente nella certezza di una nuova etica.

Kandinsky introduce il tema fondamentale del saggio: la ricerca dell’interiorità. L’arte è un aspetto fondamentale della vita spirituale e la vita spirituale è una continua ascesa verso la libertà dalla materia. Il cubismo di Picasso, il colore di Matisse, la psicoanalisi di Sigmund Freud L’interpretazione dei sogni sarà edito in tedesco nel 1899 -, il Manuale di armonia di Schoenberg suggeriscono l’esempio di un’arte che tenta di staccarsi dall’imitazione della natura, per raggiungere l’interiorità dell’uomo. L’adozione di una certa forma avviene dunque in base a quello che Kandinsky chiama il principio della necessità interiore.

Non è più dunque l’artista che rappresenta una modella, un paesaggio, un oggetto. L’artista rappresenta in segni e colori, la sua vita spirituale (fig.8)

8. Wassily Kandinsky, Improvvisazione IV, 1910
“La vita spirituale, di cui l’arte è una componente fondamentale, è un movimento ascendente e progressivo, tanto complesso quanto chiaro e preciso. E’ il movimento della conoscenza.” E aggiunge: “In tutte le arti si avverte la tendenza all’antinaturalismo, all’astrazione e all’interiorità … un artista che non abbia come fine l’imitazione, sia pure artistica, della natura, ma sia un creatore che voglia e debba esprimere il suo mondo interiore vede che queste mete sono state raggiunte naturalmente e facilmente dall’arte oggi più immateriale, la musica.”

Emerge allora la forza psichica del colore, che fa emozionare l’anima. La forza fisica primaria, elementare, diventa la via del colore verso l’anima.

Siamo all’inizio di un percorso che porterà la pittura, con le sue sole forze, a diventare un’arte astratta e a realizzare finalmente una composizione puramente pittorica:

”… Solo la forma, come rappresentazione di un oggetto (reale o irreale) o come delimitazione astratta di uno spazio, di una superficie, ha una sua autonomia.”

La forma, anche se è completamente astratta e assomiglia a una figura geometrica, ha un suono interiore: è un essere spirituale che ha la qualità di quella figura

Solo il sentimento, crea la vera arte; l’arte agisce sul sentimento e quindi può agire solo sul sentimento, essa si basa sulle leggi della necessità interiore, che sono certamente psichiche.”

La composizione diverrà per Kandinski “un rapporto di colori e linee indipendenti che nascono da una necessità interiore e vivono nella totalità del quadro.”

9. Wassily Kandinsky, Manifesto del Blaue Raiter, 1911

La vera opera d’arte nasce “dall’artista” in modo misterioso, enigmatico, mistico. Staccandosi da lui assume una sua personalità e diviene un soggetto indipendente con un suo respiro spirituale e una sua vita concreta…..Vive, agisce,collabora alla creazione della vita spirituale. …La pittura è un’arte, e l’arte “non è l’inutile creazione di cose che svaniscono nel vuoto”, ma è una forza che ha un fine, e deve servire allo sviluppo e all’affinamento dell’anima. E’ un linguaggio che parla all’anima con parole proprie, con un suo linguaggio.

Nel dicembre del 1911 si inaugurò la prima mostra del “Cavaliere Azzurro” con opere di Franz Marc, Arnold Schoemberg, August Mache, Henri Rousseau (il Doganiere), Robert Delaunay.

Wassily Kandinsky, Manifesto per l’Almanacco del Blaue Raiter, 1911

Nel catalogo (fig. 9) veniva preannunciato la pubblicazione di un Almanacco (fig.10) per far conoscere “l’espressione degli impulsi interiori in ogni forma che abbia una risonanza interiore….questo è il fine che il Cavaliere azzurro cercherà di raggiungere” .

Il nome, ricorda Kandinski lo trovammo, Marc ed io, stando seduti al tavolino del Caffè Giardino di Sirendelsdaf; entrambi amavamo l’azzurro, Marc i cavalli ed io i cavalieri. Così il nome venne da sé. D’altronde il simbolismo dei colori aveva una tradizione nell’ambito della cultura letteraria e pittorica spiritualista. L’azzurro corrispondeva, nel suo richiamo analogico al cielo, all’aspirazione cosmica della nostra pittura.

“La tendenza all’azzurro è così grande, che nelle gradazioni più scure esso diviene intenso ed esercita un’azione interiore caratteristica. Quanto più l’azzurro diviene profondo, tanto più invita l’uomo verso l’infinito”.

L’immagine del cavallo lo riconduce agli anni dell’infanzia quando soleva giocare con un cavallino di latta; il motivo del cavaliere lo ritroviamo infine quasi costantemente nell’opera di Kandinsky; figure a cavallo che si impennano, cavalli che galoppano evocando le idee di nobiltà e destino, si trovano numerose nelle opere di Kandinsky del periodo simbolista ed astratto.

La seconda mostra del Blaue Raiter venne organizzata nel febbraio del 1912. Kandinsky volle che fossero rappresentate le più diverse tendenze artistiche, espressioniste, cubiste, orfiche, astratte. Kandinski voleva che il Blaue Reiter  procedesse senza programmi stilistici precisi, come una corrente di liberazione da ogni convenzione, Il fine era di suscitare la gioia attraverso la ricchezza inesauribile delle forme.

Blaue Reiter fu uno dei punti di partenza fondamentali dell’Astrattismo, insieme al cosidetto geometrismo di Mondrian; dopo la musica, la pittura sarà l’arte astratta, non scioccamente gestuale come può apparire, ma costruita attraverso schizzi preparatori, disegni, acquarelli prima della redazione finale. L’iconografia dei dipinti procederà verso l’astrazione pur rimanendo costanti alcuni motivi: il campanile, la torre, la cupola, i soldati, il triangolo, la falce, i serpenti, ma gi accenni ad una realtà oggettiva acquistano unicamente il valore di un’assonanza.

Nel 1913 il processo verso l’arte non oggettiva è quasi compiuto; i quadri si leggeranno in termini di linee, colori, forme, direzioni (fig.11).

11. Wassily Kandinsky. One White II, 1923

La natura crea le sue forme per i suoi fini,  come  l’arte crea le sue forme per i suoi fini. E’ l’inizio di un percorso che porterà la pittura, con le sue sole forze, a diventare un’arte astratta e a realizzare finalmente una composizione puramente pittorica.

12. Kandinsky, Gropius ed Oud. Weimar 1923

In seguito, nel 1925 Kandinsky avrebbe pubblicato Punto, linea, superficie, dove il fondatore dell’astrattismo darà una formulazione teorica delle proprie ricerche. Alla base del libro sono i corsi che Kandinsky terrà al Bauhaus di Weimar (fig.12). In essi egli insegnò ad individuare la natura e le proprietà degli elementi fondamentali della forma: il punto, la linea, la superficie.

 L’incipit è fulminante:

“Si può osservare la strada stando dietro il vetro della finestra: i rumori ne vengono attutiti, i movimenti diventano fantomatici e la strada stessa appare, attraverso il vetro trasparente, ma saldo e duro, come un’entità separata, che pulsi in un ‘al di là’. Oppure si apre la porta: si esce dall’isolamento, ci si immerge in questa entità, vi si diventa attivi e si partecipa a questo pulsare della vita con tutti i propri sensi.”

Francesco MONTUORI    Roma 5 aprile 2020